Il Santa Chiara "by night": varco aperto per ladri e sbandati

Il nostro cronistra tra i reparti dell'ospedale vecchio, bersagliato dai furti: le 'falle' e le aree più esposte alle incursioni

Francesco Cofano, il nostro cronista all'ospedale di Santa Chiara

Francesco Cofano, il nostro cronista all'ospedale di Santa Chiara

Pisa, 13 settembre 2019 - Piazza dei Miracoli è frequentata anche di sera. Non c’è più l’andirivieni incessante di persone provenienti da tutto il mondo a cui si assiste per tutta la giornata, ma piccoli gruppi di turisti appassionati si fermano ai piedi della Torre e della Cattedrale per osservarle illuminate dalle luci artificiali. Pochi di loro sanno però che a pochi passi dalla piazza si trova l’ospedale «Santa Chiara», costruito quasi 800 anni fa per volontà dell’allora papa Alessandro IV. Per dare un’idea, la struttura era già in piedi, quando la Torre non era ancora ultimata. La sua edificazione pose fine al conflitto tra la Repubblica marinara e il Papato. Una tensione talmente alta da aver spinto il Pontefice a scomunicare il popolo pisano. Il Santa Chiara simboleggiò dunque la redenzione di un’intera città.

Adesso di questa nobiltà storica resta poco. Da anni è in corso il processo di trasferimento di tutte le cliniche e i reparti nel più nuovo e attrezzato ospedale di Cisanello. Gli spazi del «Santa Chiara» ospiteranno invece una cittadella universitaria. L’ingresso principale, in via Roma, è chiuso. Le cancellate sono sbarrate e attraverso le grate si intravede il cortile interno. C’è però un ingresso secondario in una traversa di piazza Manin. Qui, intorno alle 22, non si incontra alcun ostacolo durante il percorso. Una guardiola ad angolo è illuminata, ma sembra apparentemente vuota. Solo quando una macchina entra in ospedale dall’accesso di via Bonanno Pisano si affaccia il custode. Dentro, gli edifici danno alla struttura l’aspetto di un piccolo paese. Le strade di collegamento sono tutte illuminate e le aiuole del verde che scandiscono lo spazio sono ben curate.

In giro non c’è nessuno. Dopo qualche minuto si vede un’auto del servizio di vigilanza notturna. La guardia chiude una ad una le porte dei palazzi. Quella del reparto di reumatologia, circondato lungo il perimetro da impalcature di lavori di manutenzione, è ancora aperta. Chi lavora in ospedale ci spiega perché il «Santa Chiara» venga preso di mira: ogni notte l’addetto alla sorveglianza in servizio è uno solo. Per la persona di turno è estremamente difficile, se non impossibile, garantire la sicurezza di un’area tanto vasta. E per i malintenzionati è quindi un gioco da ragazzi introdursi all’interno per rubare effetti personali di pazienti e visitatori, oppure moduli e altro materiale sanitario. Le porte e le finestre, poi, sono facilmente forzabili con cacciaviti o altri strumenti.

Mercoledì pomeriggio l’ultimo caso di effrazione: una macchinetta del caffè sul retro dell’edificio 8, attrezzato per i day hospital e le degenze, è stata manomessa per rubare gli spiccioli all’interno. Sul pavimento c’è ancora il lucchetto segato e la macchinetta è semiaperta. C’è chi conferma anche altri episodi, avvenuti sempre nello stesso reparto. Due settimane fa qualcuno ha tentato di rubare il contenuto di una borsa e c’è chi, non autorizzato, dorme in ospedale lasciando i bisogni nelle stanze.

L’intero ospedale è videosorvegliato, come si legge sui cartelli, ma le telecamere servono a poco perchè pur funzionando sono posizionate in punti sbagliati. Individuare i responsabili così è complicato. Altri reparti come psichiatria e quello di ostetricia e ginecologia, ci dicono, non se la passano meglio. Infatti anche le porte di accesso a quegli edifici sono aperte e incustodite. Nessuno fa domande a chiunque entri nel reparto pediatrico è spalancata anche l’uscita di sicurezza. Un medico di turno incrociato in corridoio spiega che la cosa è del tutto casuale, dipende dagli infermieri in servizio. Insomma, di sicuro non ci sono indicazioni precise in proposito. Percorrendo i corridoi, gli uffici sono chiusi ma gli ambulatori sono accessibili a tutti, anche a estranei, nonostante ogni tanto si incontri qualcuno del personale. Solo una porta che dà accesso al centro di formazione e simulazione neonatale garantisce la sicurezza perchè per superarla occorrono le impronte digitali. Uscendo dall’ingresso principale del reparto, ci si dirige verso l’uscita allo stesso modo con cui si è entrati: nell’indifferenza più assoluta.