Pierluigi D’Amico* Il Piano di Recupero ex-Motofides è scaduto il 14 dicembre 2016, dopo 10 anni dal giorno della sua approvazione definitiva. Secondo La Città ecologica non è possibile rilasciare nessun permesso a costruire. Occorre andare all’adozione di un nuovo Piano di Recupero che ne ridimensioni l’impatto: edifici per oltre 50.000 mq di superfici utili, circa 300 appartamenti, vaste superfici commerciali, edifici fino a 4 piani e fino a 13m di altezza. La vista da Marina verso la foce del fiume e le Apuane compromessa, con una grave lesione del patrimonio paesaggistico. Tutto ciò è oggi insostenibile. Sulla questione giuridica si esprimerà il Tar. La proprietà ha presentato la richiesta di permesso a costruire per i primi tre lotti, sulla via Barbolani. Si tratta di un intervento di nuova edificazione che nulla ha a che vedere con la rigenerazione urbana, una categoria di interventi che riguardano aree in cui risultino "condizioni di degrado". Il problema è la necessità che il piano di recupero sia ridisegnato, ridimensionandolo. Non depone a favore della credibilità della proprietà l’operazione che si sta portando avanti sul recupero della Villa Romboli, spacciata come la "Villa delle Rondini". La verità storica è un’altra: Eleonora Duse affittò nel 1899 l’edificio detto vecchia Dogana chiedendo "che non venisse apportato nessun lavoro di manutenzione, facendo in modo che restassero intatti i davanzali e le soglie infestate dalle erbe, nonché i nidi delle rondini sotto il tetto". Tutto per preservare l’alone di rusticità e romanticismo che la Dogana, ribattezzata da D’Annunzio "Casa delle Rondini", racchiudeva. Quindi la vera "Casa delle rondini", è quella già restaurata che oggi ospita la sede della società che gestisce il Porto di Pisa. Il pateracchio che si cerca di costruire oggi nei fatti risulterà un inganno, un’americanata. *Presidente La Città Ecologica, Pisa