"Nuove pandemie, ospedali a rischio crash"

Il professor Marco Falcone dal convegno Simit: "Le infezioni scatenate dai cambiamenti climatici sono già realtà nei nostri reparti"

Migration

"Gli italiani hanno abusato di antibiotici e come se non bastasse, a causa del cambiamento climatico, il vaiolo e le febbri africane sono già qui, da noi". Lo dice il prof. Marco Falcone responsabile di Malattie infettive a Cisanello e segretario della Società italiana di malattie infettive e tropicali che ha avviato un importante progetto per la lotta contro i microrganismi multiresistenti agli antibiotici. Ma l’Italia è tra i Paesi con le peggiori performance.

Come agisce il cambiamento climatico sulla salute?

"Il come è già sotto i nostri occhi e nei nostri reparti. Il vaiolo delle scimmie, la febbre del Nilo sono già una realtà in Italia. L’innalzamento delle temperature favorisce non solo la proliferazione di insetti, quali le zanzare, ma ne allunga la loro vita anche in ambienti che prima erano ostili o ‘vivibili’ solo per brevi periodi stagionali".

Ciò cosa comporta?

"Una cosa semplice. Più una specie si radicalizza in un territorio, più è facile che si inneschi lo spillover, il salto di specie che è un processo naturale per cui un patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all’interno della specie umana. Le zoonosi sono malattie infettive che si trasmettono dagli animali vertebrati all’uomo: possono essere causate da virus, batteri, parassiti o altri tipi di patogeni".

Il ghiaccio della Siberia e dell’Alaska che si scoglie ha riportato a ‘galla’ il vaiolo, la peste ed il virus della febbre spagnola. Ci sono concreti pericoli di una loro diffusione?

"A livello teorico sì. Si chiamano infezioni di ritorno. Però, per non creare facile allarmismi, va subito detto che non è che un domani ci svegliamo, e siamo tutti pieni di vaiolo. Oggi esistono sistemi di monitoraggio sofisticati ed efficienti e siamo in grado di isolare il virus e il primo infetto".

Siamo pronti dunque a arginare nuove pandemie?

"Sì. Però, c’è un però, e cioè il sistema sanitario pubblico italiano deve migliorare. Abbiamo ospedali di vecchia concezione in cui è difficile fare un vero isolamento. Il Covid ci ha insegnato poi che si deve fare sempre più rete, si devono far circolare le informazioni in real time. Ma ci ha insegnato anche un’altra cosa, e cioè che i presidi sanitari territoriali devono essere implementati altrimenti gli ospedali vanno in crash".

Veniamo ai batteri multiresistenti. Da quando si osserva il fenomeno?

"Da quando sono stati inventati gli antibiotici croce e delizia di noi italiani". In che senso? "Ne abbiamo abusato e ne stiamo abusando. I dati dell’Oms e dell’Ocse sono chiari e dimostrano che l’Italia è il primo Paese europeo per numero di infezioni e di morti, con 15mila decessi l’anno, stimabili come causati da microrganismi resistenti agli antibiotici. Come indicato dai dati dell’Oms, nel 2050 l’antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte a livello globale, provocando 10 milioni di decessi".

Che cosa è la piattaforma Resistimit?

"Il progetto che coordino, consiste in una piattaforma clinica che mette in rete diversi centri di malattie infettive che lavoreranno insieme per creare un registro dinamico sulle infezioni multiresistenti in Italia. Il fenomeno della resistenza agli antibiotici, quale minaccia globale già identificata, si sta allargando rapidamente. Serve pertanto una risposta unitaria, di cui l’Italia può diventare capofila".

Carlo Venturini