GABRIELE MASIERO
Cronaca

Nel Parco centinaia di immobili abbandonati "La tenuta è un patrimonio da rigenerare"

Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Diego Petrucci presenta il censimento degli edifici inutilizzati. E le idee per recuperarli

di Gabriele Masiero

"Nella Tenuta di San Rossore sono migliaia i metri quadrati di immobili non utilizzati. Oltre un centinaio tra appartamenti e civili abitazioni, ville e dimore di lusso, fondi commerciali, magazzini, case vacanze e stalle: tutti immobili vuoti e non utilizzati". La denuncia arriva dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Diego Petrucci, che ha presentato ieri il censimento degli immobili presenti nella tenuta e di proprietà del parco regionale. L’iniziativa, voluta dal gruppo consiliare in Regione, è la prima di questo genere nella storia dell’area protetta. "Ci sono poi - ha aggiunto Petrucci - interi complessi immobiliari decadenti e fatiscenti se non distrutti. Per la prima volta abbiamo presentato uno studio che scatta la fotografia di tutto questo patrimonio. E lo abbiamo fatto per accendere un faro su questa situazione e avviare una riflessione su un patrimonio di inestimabile valore che rappresenta anche un’importante leva economica per rilanciare l’area protetta individuando possibile forme di autofinanziamento, aprendo all’’interesse dei privati, in un’ottica di rigenerazione urbana e assoluto rispetto della tutela ambientale". L’obiettivo di fondo del dossier è quello di costruire una base di partenza grazie alla quale iniziare a ragionare sulla "riqualificazione degli immobili della Tenuta di San Rossore, che nei secoli uno spazio naturale ma con una forte dose di antropizzazione e ciò lo si evince dalla quantità di immobili sparsi al suo interno e costituiscono un patrimonio composto da 10 nuclei edilizi".

Qualche numero rende bene l’idea della portata del lavoro svolto: solo in località cascine Nuove si contano 36 abitazioni di tipo popolare, una civile abitazione, 45 magazzini, 5 tra stalle, scuderie, rimesse e autorimesse, un edificio adibito a scuola e laboratori di vario genere, uno adibito ad uffici, il centro visite, la chiesa di San Lussorio e altri fabbricati. "Gran parte di questo patrimonio immobiliare - osserva Petrucci - è inutilizzato o, peggio, in stato di abbandono". Il consigliere regionale però precisa un concetto: "Il nostro non è un masterplan, ma un contributo costruttivo anche per lo studio Ratti, chiamato dal parco a redigere quel documento per fare in modo che l’area protetta si apra sempre di più all’esterno, senza continuare a essere un mausoleo dell’ambientalismo fine a se stesso e non ho difficoltà a riconoscere che la presidenza di Lorenzo Bani ha già fatto intravedere un cambio di passo in questa direzione".

Però, aggiunge l’assessore all’Urbanistica del Comune di Pisa, Massimo Dringoli, "ora è il momento di agire: questa fotografia è utile per iniziare a ragionare su un maxi intervento di rigenerazione urbana, che possa riguardare non solo gli immobili ma anche le aree della Tenuta, dando così un nuovo impulso anche ad attività agricole e zootecniche". Del resto, chiosa Livia Paola Nuvoli, componente del consiglio direttivo del Parco, "questo è il primo passo per costruire un percorso condiviso che tenga insieme l’idea di futuro con la necessaria ricerca dei finanziamenti per procedere ai recuperi edilizi".

Insomma, suggerisce, l’assessore ai lavori pubblici, Raffaele Latrofa, "proviamo a spostare anche sul parco il modello di lavoro adottato finora dall’amministrazione: fare progetti per essere pronti a concorrere ai bandi pubblici, ovvero un modello che ci ha permesso di intercettare finora moltissime risorse pubbliche". Dare gambe alle idee, sottolinea Petrucci, "significa fare buona politica e uscire dalle tifoserie di chi fa che cosa: noi auspichiamo che il nostro lavoro possa costituire un primo spunto per avviare quel processo di recupero dell’immenso patrimonio, non solo economico ma anche storico e culturale, costituito dagli immobili della Tenuta e non siamo qui a chiedere mani libere per snaturare il parco e renderlo terra di conquista per cementificazioni o imprenditori spregiudicati e lo dimostra il fatto che il nostro dossier è corredato da uno studio storico nel quale si spiega come la Tenuta nei millenni abbia saputo mantenere il suo equilibrio e il suo pregio ambientale in coabitazione con l’uomo".