"Morte di Sara, indirizzare le indagini sulla ricerca del vero colpevole"

Ragazza trovata morta sulla strada e investita da un tir, parlano le due avvocatesse che hanno portato all’assoluzione il camionista

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Ora c’è da capire come andarono le cose. Visto che il tribunale di Firenze ha assolto – il pm aveva chiesto 5 anni – Milko Morelli di Santa Maria a Monte, il camionista che investì la giovane di 19 anni di Castelfiorentino. La ragazzina che la notte del 9 settembre del 2017, venne travolta da un mezzo pesante mentre si trovava, per cause ancora non chiarite, in mezzo a una strada regionale. Il fascicolo contro ignoti per omicidio volontario è stato archiviato. Era rimasto in piedi questo processo che non ha dato un copione alla tragedia. Del processo e dei dubbi rimasti in piedi ne parliamo con le avvocatesse Cristina Bibolotti ed Elisabetta Maccanti che hanno difeso Morelli.

Un risultato per molti aspetti inattesi. La vostra ricostruzione ha fatti breccia nel collegio. Come andarono allora le cose?

"Questi sono processi complessi, che nascono “in salita” per la difesa. Però eravamo convinte delle ragioni del nostro assistito e abbiamo cercato di spiegare al collegio che la condotta alla guida del Morelli, provata anche dalle risultanze del cronotachifarfo, contrastava con gli addebiti mossi. Non poteva essersi accorto che sull’asfalto c’era il corpo di una persona e non è quindi fuggito. Ci siamo evidentemente riuscite. Noi non sappiamo come andarono le cose prima del passaggio del tir, non essendo emerso, nel corso di questo procedimento, alcun elemento utile a spiegare il perché Sara si trovasse su quella strada. Ciò che possiamo ipotizzare è che ci sia stato un urto precedente che ha determinato la caduta di Sara a terra magari facendole perdere conoscenza: dall’esame del medico legale è emerso che sul corpo della vittima vi erano anche lesioni non riconducibili al sormontamento del camion. Altra possibilità è che qualcuno l’abbia colpita nel tentativo di derubarla (mancano alcuni oggetti personali mai rinvenuti). Di sicuro molto è rimasto inesplorato nella fase delle indagini.

Secondo voi quali lati oscuri nasconde ancora la vicenda?

"Qualcosa di inspiegato è successo poco prima del passaggio del tir: non si è riusciti a comprendere cosa sia successo subito dopo l’uscita di Sara dalla discoteca (un testimone ha dichiarato che Sara stava piangendo ed era molto scossa), come la vittima sia arrivata su quel tratto di strada (buio, senza marciapiedi, una strada extraurbana pericolosa e non adatta ai pedoni) e soprattutto perché la ragazza si trovava sdraiata in mezzo alla strada quando poco prima due ragazze di passaggio in auto e testimoni nel processo, dicono di averla vista in piedi in mezzo alla strada".

Temete un ricorso in appello?

"Il nostro cliente si è sentito sollevato per aver visto riconoscere la propria innocenza ma in lui rimane e rimarrà il segno di una vicenda dolorosa. È stato un processo complesso anche dal punto di vista emotivo per la grave tragedia che vi è alla base.Adesso aspettiamo di leggere le motivazioni, poi starà al pm decidere se appellare o meno: personalmente riterremmo più opportuno, anziché spendere tempo e risorse in un processo indiziario, riprendere le indagini indirizzandole sulla ricerca del vero colpevole della morte di Sara".

Carlo Baroni