Bambina morta nella baracca: il pm chiede 8 anni per la madre

Lunedì la sentenza con il rito abbreviato per Juana Francisca De Olmo. La Procura: «Non fermò le violenze di Krstic sulla piccola Samantha»

I carabinieri la notte in cui fu ritrovata morta la piccola Samantha

I carabinieri la notte in cui fu ritrovata morta la piccola Samantha

Pisa, 2 luglio 2017 - MENTRE intorno alla baracca di Calambrone, dove poco più di un anno fa morì, stremata dalle percosse e dalla mancanza di cure la piccola Samantha Castagnino, si muove il trambusto dell’estate i cui rumori quasi nascondono l’immagine sinistra di quel luogo maledetto, la madre della bambina, domani, torna davanti al giudice (il suo ex compagno farà lo stesso il 7 luglio). Toccherà alla giovane avvocatessa Marta Campagna, allontanare il più possibile – facendo leva, probabilmente, sull’indole violenta del serbo che aveva sopraffatto la dominicana – Juana Francisca De Olmo, 34enne, dall’accusa di non aver impedito all’ex compagno, Tonino Krstic, di maltrattare brutalmente la bambina e – secondo l’accusa – lasciarla morire depistando i soccorsi della prima chiamata. Quando, per i periti, ci sarebbe stato ancora spazio per salvare la piccola. La donna, secondo il pm Giancarlo Dominijanni – che ha chiesto la condanna a otto anni – è colpevole di non essersi opposta alla violenza omicida del compagno. Aveva l’obbligo, anche giuridico oltre che di madre, di difendere la figlia.

PURE lei, però, è stata vittima, per la Procura, delle angherie di Krstic, soggetto avvezzo alle brutalità che si era stabilito nell’ex pizzeria, all’inizio di viale del Tirreno: un tugurio di sporcizia, infine riempito dall’orrore della morte di Samantha. Quel luogo dove la bambina si è spenta piano piano dopo le botte, le convulsioni, l’ipotermia, non è più sotto sequestro: le sue mura scrostate e umide, tra cartacce, bottiglie rotte e stracci di umanità perduta sono tornati ad essere calpestati – dice la gente del posto – da chi frequenta dune e litorale per prostituzione e droga. Domani sarà il giudice Elsa Idaresta a pronunciare la sentenza nel rito abbreviato a carico della 34enne che aveva lasciato il marito ed era andata a vivere a Calambrone portandosi dietro Samamtha, dopo aver conosciuto l’uomo in chat.

Juana, a poche ore dal conoscere la sentenza, è la principale accusatrice del Krstic: «piangevo, volevo che li richiamasse, ma mi minacciò con un piccone», disse riferendosi all’episodio della telefonata al 118, quando la bambina si stava spegnendo, e il suo compagno spedì i soccorsi in centro a Pisa. «Mi diceva: ‘Se muore dobbiamo portarla via, in un bosco, se ci scoprono prendo 30 anni, hai capito?!’». Parole – se vere – quasi profetiche. Il pm Dominijanni, nel processo davanti la corte d’assise, accusa Krstic di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie. Un capo d’imputazione che, se accolto in sentenza, ha come prezzo l’ergastolo per pagare il conto dell’unica vera innocente morta nell’inferno di Calambrone.