Metano per auto, il caro-prezzi scontenta tutti "In molti tornano alla più inquinante benzina"

Le motivazioni, le prospettive future e la diversità di tariffe anche fra i distributori: le risposte alle domande. Il nostro viaggio tra le stazioni di servizio

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di Saverio Bargagna

Birilli in plastica impediscono l’accesso a due pompe di rifornimento del metano, ma anche le restanti postazioni sono vuote: "Ormai è così da qualche settimana. Prima non erano sufficienti quattro erogatori insieme, si formava costantemente la fila. Sembrano passati secoli". Invece sono trascorsi solo pochi giorni. Il metano per auto ha più che raddoppiato il proprio prezzo. Se fino ad inizio ottobre con 10 euro era possibile fare il pieno di una Fiat Panda (quantità necessaria per percorrere 230-250 chilometri), oggi ne occorrono circa 21. Così quello che era il carburante economicamente più competitivo sul mercato, ora diviene fra i più cari. La scomodità legata ad orari di apertura e dislocazione non centrale dei distributori induce buona parte degli automobilisti a gettare la spugna e – laddove è possibile – a tornare alla benzina. Una sconfitta per il portafoglio indubbiamente, ma anche per l’ambiente. Il metano infatti è un gas naturale poco inquinante. Così, se da una parte lo Stato incentiva con ecobonus le energie alternative, dall’altro chiude gli occhi di fronte ad un aumento senza uguali che mette in crisi famiglie e imprenditori. Migliaia di automobilisti pisani inquineranno di più o spenderanno il doppio.

Ma che cosa è successo e quali sono le prospettive per il prossimo futuro? E ancora, perché qualche stazione di servizio riesce a mantenere prezzi più bassi? Lo chiediamo ai distributori dislocati su Pisa città, Cascina e Agnano: una decina di imprenditori. "A ottobre 2020 – ci mostra le quotazioni sullo schermo del suo ufficio Michele Giannessi, titolare di ‘Pisa Carburanti’ che insiste sia su via Emilia che all’uscita della superstrada di Cascina – un megawatt di metano costava 25 euro. Oggi viene venduto a 95 euro". Materia prima schizzata alle stelle: "Per via della instabilità internazionale. Con l’arretramento della pandemia – continua Giannessi – India, e soprattutto Cina, sono tornate a produrre in massa e hanno bisogno di metano. Così lo importano dalla Russia a prezzi più alti rispetto a ciò che offre l’Europa". A noi restano le briciole, o comunque ci trovano a pagare molto di più per la stessa quantità di gas. L’Unione Europea, inoltre, pare stia esaurendo le scorte mentre – con l’avvento dell’autunno – la richiesta generale accresce. Il ‘patatrac’ è presto servito. "Ci siamo trovati spiazzati anche noi – ammette Lisa Manetti titolare del distributore Eni sulla via Emilia –. Abbiamo aggiornato i cartelli e, ad ogni cliente, abbiamo provato a spiegare il cambiamento del prezzo prima di avviare il rifornimento. Molti sono rimasti increduli, addirittura qualcuno pensava che ci fossimo sbagliati". La speranza è che da primavera – quindi fra sei mesi – il prezzo del gas torni a scendere. "Ce lo auguriamo tutti – aggiunge Irene Pellicci, titolare del distributore Tamoil a Navacchio –, e le prospettive sembrano andare in questa direzione. Speriamo". Tuttavia si tende ad escludere che il prezzo possa tornare quello di un tempo. "Periodo duro. Siamo di fronte ad un taglio degli incassi che si aggira fra il 60 e il 70% – è sconsolato Simone Agostini, del distributore Tamoil in via San Jacopo –. Fra l’altro al danno si unisce pure la beffa. Prima, quando i clienti si rifornivano di metano, poi facevano anche un po’ di benzina. Magari solo pochi euro, una scorta per stare tranquilli in caso di emergenza. Oggi, ovviamente, chi decide di non viaggiare più a metano, la benzina la fa nel distributore più vicino, sotto casa...".

E allora perché qualche stazione di carburante (per esempio la B-fuel che insiste sulla via Sarzanese-Valdera, fra Pontedera e Ponsacco) resiste a 1.198 euro al chilo? "Dipende dal contratto stipulato – spiega Giannessi –. La maggior parte dei gestori ha firmato un accordo che si rinnova ogni 12 mesi. Questo perché i prezzi erano rimasti sempre gli stessi negli ultimi 10-15 anni. Anzi, potevano perfino scendere. A ottobre sono arrivate le nuove tariffe, un po’ come in un mutuo-casa a tasso variabile. E qui è arrivata la stangata. Chi invece ha firmato un contratto pluriennale, oppure lo rinnova in un mese diverso da ottobre, magari ancora per un po’ riuscirà a garantire un prezzo inferiore". Ma comunque a quantità contingentate. E magari ancora per poco. "Il metano ti dà una mano"? Bei tempi lontani...