Il pony express morto lavorava a nero. Prime risposte dall’inchiesta dell’Inail

E il sindacato di base attacca: «Partiti e istituzioni aprano gli occhi»

Maurizio Cammillini

Maurizio Cammillini

Pisa, 9 settembre 2018 - Lavorava in nero Maurizio Cammillini, il pony express trentenne morto martedì sera dopo essersi schiantato con lo scooter su un palo della luce di via Pietrasantina mentre andava a consegnare un pasto a domicilio, per conto di un ristopub del centro storico. E’ quanto risulta dai primi accertamenti svolti dall’Inail e ora il datore di lavoro rischia una sanzione da 1500 a 9 mila euro. E’ questo che prevede la normativa per chi impiega lavoratori al nero entro 30 giorni. Cammillini, secondo quanto riferito da parenti e amici, era al suo sedcondo giorno di lavoro e viaggiava a bordo di un veicolo di proprietà del locale per il quale prestava servizio.

La sua morte ha acceso nuovamente i riflettori sui lavoratori precari, in particolare proprio sui piny express, costretti troppo spesso,a correre da una parte all’altra della città pèer fare più consegne possibile e guadagnarsi qualche spicciolo in più. Il sindacato generale di base ha diffuso una nota che contiene una serie di interviste a questi fattorini che illuminano una delle zone buio del mondo produttivo di oggi: studenti, ma anche madri di famiglia o persone adulte che inqnuesto modo cercano di sbarcare il lunario e che, spesso, rivela il sindacato, «sono costrettia farlo in sella a mezzi non idonei e senza contratti di lavoro adeguati». Ne scaturisce un quadro di «motorini vecchi e con le gomme lisce, tempi contingentati da rispettare perchè la velocità delle consegne viene ritenuto sinonimo di efficienza, pagamenti a cottimo e pochissimi diritti».

«Sono tanti - conclude Sgb - i pony express che vediamo circolare per la città: devono consegnare velocemente i prodotti, sono pagati a cottimo, per lo più il salario è in proporzione alle consegne effettuate, tanto più sono numerose maggiore sarà il guadagno. E per questo corri, non rispetti le precedenze, vai in controsenso. Una condizione diffusa nella città universitaria, ma non parliamo di lavoratori autonomi o subordinati ma solo di lavoratori al nero, invisibili agli occhi della città e anche di quella sinistra che straparla di diritti e se la cava con la mancia al pony per ripulirsi la coscienza, sono lavoratori invisibili. Cos’altro deve accadere perché sindacati, partiti, istituzioni e realtà sociali prendano atto di questa situazione all’ombra della torre pendente?».