"Manca la prova che Sara fosse viva quando il tir la travolse"

Giovane morta in strada in circostanze misteriose, le motivazioni della sentenza di assoluzione del camionista

Sara Scimmi

Sara Scimmi

Empoli, 24 marzo 2021 - "Anche se la condotta di guida dell’imputato è stata ricostruita in modo completo e convincente, è convinzione del Collegio che manca la prova che Sara Scimmi fosse viva quando era distesa sull’asfalto: per cui tutta l’impalcatura dell’accusa viene a cadere". E’ questo uno dei passaggi più rilevanti contenuto nelle motivazioni che hanno portato il tribunale di Firenze ad assolvere Milko Morelli, 50enne di Santa Maria a Monte, camionista che investì la giovane di 19 anni di Castelfiorentino. Sara Scimmi – lo ricordiamo – fu trovata cadavere la notte del 9 settembre 2017 nell’empolese, una volta uscita (nelle prime ore del mattino) da una discoteca. Da allora la famiglia sta lottando per ricostruire gli ultimi attimi della ragazza e capire che cosa sia accaduto quella drammatica notte.

Il processo però ha mandato assolto Mirko Morelli per non aver commesso il fatto: sia dal delitto di omicidio stradale che dall’omissione di soccorso: "perché entrambi i delitti postulano l’esistenza in vita della vittima". E’ proprio questo il punto focale secondo il tribunale: "Sara fu vista viva e in piedi sulla mezzeria nel tratto stradale del sinistro alle 3 e 20 minuti". "Poi fu urtata al ginocchio destro – ricostruiscono la vicenda i giudici – da un’auto di media cilindrata, immortalata dalla telecamera alle ore 3 e 23. Un’auto rimasta non identificata". Di conseguenza: "per l’effetto dell’urto diretto la ragazza cadde pesantemente all’indietro, battendo la nuca sull’asfalto, dove rimase immobile fino al sopraggiungere dell’autoarticolato, una decina di secondi dopo". Il camion, appunto, condotto da Milko Morelli: "Se cadendo avesse riportato un’emorragia encefalica causativa del decesso non è possibile affermarlo". "Tuttavia – conclude il tribunale – la presenza di minimo infiltrato ematico nei tessuti del ginocchio destro testimonia che per un breve lasso di tempo il cuore continuò a funzionare. Viceversa le gravissimi lesioni alla testa e al braccio sinistro non erano contornate da infiltrazione ematica nella quantità che sarebbe stata attendibile se il cuore non si fosse già fermato antecedentemente". Conclude la sentenza: "Sara era già morta quando fu travolta dall’autoarticolato guidato da Morelli".

La soluzione assolutoria comporta – per altro – anche il rigetto delle domande civilistiche avanzate. La fine della giovane Sara resta quindi ancora un grande mistero intriso di dolore.