Magia di un gioco che ci rende uniti Il sogno Pisa è un dono per la città

Solo calcio? Sì, ma dietro a quei colori tutti tornano uguali e bambini. Le foto di un giorno da ricordare

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di Saverio Bargagna

La pacca sulla schiena richiama l’attenzione del bambino che esulta all’Arena mostrando la sciarpa al contrario: "Bimbo, goditi tutto questo. Lo aspetto da 30 anni". Lo dice col dito indice alzato mentre traccia un cerchio in aria e con un volto serio, quasi contrito. Il piccino sorride cortese e smarrito, si guarda intorno come a dire: "Ma questo dice proprio a me?". Trent’anni, a quell’età, sono una vita: vi corre la differenza fra gioventù e vecchiaia.

Il cocente sole di maggio cala fra le strette strade del centro storico e su Pisa si estende la dolce serenità della gioia per la vittoria che lancia i nerazzurri alla finale playoff per la serie A. Dal terzo piano della finestra di Borgo Largo due ragazzi si sporgono dal davanzale di casa. Salutano chi passa scuotendo il capo: giovani, vecchi, donne e bambini, esultano di fronte a tutti quelli che tornano dallo stadio con una bandiera. Dalla camera si espande l’Inno del Pisa: "Forza Pisa! Alé Pisa!". La gente risponde alzando il braccio in segno di vittoria, quasi fosse il cenno di intesa a un vecchio amico. Alla Nunziatina, chi non ha trovato il biglietto, soffre quanto all’Arena: alle 16 c’è già chi attende fuori dal cancello. E’ questo che fa impazzire del calcio.

Ognuno adesso apponga a queste immagini la propria foto della giornata di ieri: quella che preferite, quella incisa nella mente. Chissà? L’abbraccio con un amico alla rete di Benali, i brividi per la coreografia della Curva, la liberazione al fischio finale... non saprei. Io, per esempio, ricordo i quattro tifosi incrociati per caso nel pomeriggio sotto la redazione. Scattiamo una foto e parliamo: "Andate allo stadio alle 14? Non è un po’ presto?". "Certo, ma non sappiamo cosa fare. E’ troppo l’emozione per stare fermi a casa". Mi fanno leggere sul cellulare un post diventato virale in città: "Stadio esaurito? Io di più".

Qualcuno potrebbe ribattere è solo calcio. E avrebbe tutte le ragioni del mondo. Ma c’è un aspetto che, forse, sfugge a tanta razionalità. E non ci incastra niente quel forzato parallelismo fra il pallone e una città che si riscatta. Il pallone è il pallone, il mondo dove viviamo è un altro affare. Ma ciò che davvero riesce a fare il calcio, questo sì, è unire. Pisa si scopre in questi giorni più vicina, abbatte i confini, crea legami ed è questa la più grande vittoria della città. Il pallone – quando rotola e vince – mette d’accordo tutti: maggioranza e opposizione, fa parlare il magistrato col panettiere, il bambino con la sciarpa con l’anziano. E fa perfino scrivere al presidente della Regione Eugenio Giani (fiorentino doc): "Forza Pisa!".

La serie A sarebbe volano per l’economia; incentivo al turismo; garantirebbe ulteriori possibilità economiche per accelerare infrastrutture attese da anni: in qualche misura sarebbe una enorme pubblicità. Tutto vero. Però poi quando in campo scende quella maglia nerazzurro a nessuno importa più niente di tutto ciò. E’ la magia e l’illusione di un gioco e un sogno che ci rende popolo.