Ma "Lockdown" a chi? Matteo, Pisa e altri occhi

Il giovane fotografo del Comune, con sindrome di Down, ha pubblicato un libro . con la professoressa Puliga, sua vicina di casa, amica e guida in questo viaggio.

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di Antonia Casini

Lockdown a chi? A Matteo, giovane pisano con sindrome di Down, questa parola non va giù per come è stata concepita e anche per le conseguenze che ha comportato. Lui, che collabora con l’ufficio stampa del Comune come fotografo, conosciuto da tutti, socievole, ha sofferto per questa chiusura in casa. Ma, come tutti gli ingegnosi ("creatività, ci vuole!", sono le prime parole dell’introduzione della sua compagna di viaggio), da una situazione negativa ha tratto ispirazione, e con la guida della professoressa Dontatella Puliga, vicina di casa e amica prima ancora che lui nascesse, è andato oltre. Ha immortalato la sua città "con altri occhi" che sono quelli che dovremmo avere tutti. Anche se oramai sembra che i mesi passati nelle nostre abitazioni siano lontani nel tempo e nel pensiero. Da questo tour nei luoghi simbolo pisani è nato un libro (si può acquistare alla Libreria dei ragazzi, alla farmacia Conticini, a Pisa, alla libreria Civico 14, a Marina, e contattando gli autori), dove si uniscono le immagini di Matteo alle parole di Donatella. Ma non è soltanto un insieme di scatti con didascalie. In questo volume si racconta una storia: si trovano la paura, la tristezza e la speranza.

Matteo e Donatella aprono cuore, mente e obiettivo, puntandoli sui nostri lungarni e scoprendo che l’Arno "si è fatto improvvisamente azzurro", via Roma, dove abitano entrambi, "una lunga striscia di asfalto muta", e i "luoghi della vita, dell’incontro, della discussione, del ritrovo", come piazza dei Cavalieri, sono diventati "palcoscenici vuoti". Mancano studenti, professori e "tutte le persone che rendono la Scuola Normale un luogo di straordinaria vitalità". La Sant’Anna, i palazzi dell’Ateneo pisano, Borgo, Corso Italia con la "sospensione di ogni attività" e, naturalmente, lo stadio, vuoto, ma anche qui si guarda avanti, come indica il pollice all’insù di Matteo stesso. L’auspicio è quello di "tornare su questi spalti al più presto, e tornarci magari con una consapevolezza in più".

Nove pagine del volume (Dedizioni) sono dedicate al complesso monumentale. "Il miracolo del silenzio che avvolge la piazza...". Gli altri occhi, in questa "Quaresima più vera di altre", si posano sulle chiese. E sui tanti fiori che sbocciano nonostante tutto. Perché anche la natura racconta che "si può rinascere". Insieme, hanno percorso Pisa, "rispettando le regole". "Stare molto a casa - si sfoga Matteo - per me è negativo... quando ci è venuta l’idea di fotografare la città vuota ho capito che sarebbe stata un’occasione per non annoiarmi". Il giovane fotografo spiega di essere stato bene con la famiglia e i suoi cinque nipoti, ma anche che con questo progetto si è "sentito libero".