Mattoncini, il gioco che cura. A Pisa arriva la Legoterapia

Da gennaio al Centro Cetra della Stella Maris di Calambrone decolla l’innovativo metodo per aiutare i bambini con disturbo dello spettro autistico. E non solo

Il dottor Antonio Narzisi, dirigente psicologo dell’istituto Cetra di Calambrone

Il dottor Antonio Narzisi, dirigente psicologo dell’istituto Cetra di Calambrone

Pisa, 11 dicembre 2019 - Con quei mattoncini colorati generazioni di bambini hanno costruito trenini, castelli, galeoni, fattorie. E anche se Babbo Natale oggi deposita sotto l’albero soprattutto tablet, telefonini o cuccioli robot, il Lego esercita ancora il fascino intramontabile di un gioco costruttivo, capace di stimolare l’ingegno di grandi e piccini. M a da gennaio sarà anche parte di una innovativa strategia terapeutica che il dottor Antonio Narzisi, dirigente psicologo all’istituto Stella Maris, attiverà al Cetra Centro Trattamento e Ricerca nell’Autismo, la struttura nata all’interno del complesso ospedaliero di Calambrone e che sarà presentata in un piccolo seminario aperto non solo agli addetti ai lavori, in programma al Cetra il 19 dicembre alle 17. «Questa terapia – spiega il dottor Narzisi, che ha curato l’introduzione per il pubblico italiano del Manuale di Lego-terapia – si basa sul naturale interesse di tutti i bambini, anche quelli con disturbo dello spettro autistico o correlati, per le costruzioni. Nei bambini con disturbo autistico, in particolare, risultano più spiccate le abilità di tipo sistematizzante: classificazioni, tassonomie e tutto ciò che rientra nella sfera del prevedibile. E la costruzione Lego, fornendo un interesse comune ed un obiettivo da raggiungere, insegna a sviluppare capacità di socializzazione, la condivisione, il saper attendere il proprio turno, il mantenere un contatto visivo con l’interlocutore ed il saper seguire le regole sociali».

Come funziona? «Si svolge in piccoli club formati da tre bambini: uno assume il ruolo dell’ingegnere ed è colui che leggendo le istruzioni, suggerisce come realizzare la costruzione, un aiuto-ingegnere che sceglie i mattoncini indicati dal bambino-ingegnere, e il bimbo costruttore, che materialmente realizza la costruzione. Sono tutti motivati a realizzare il Lego e il gioco sviluppa la loro capacità di attenzione, la socializzazione, la condivisione, il saper attendere il proprio turno».

In quanto tempo si notano questi progressi? «Diversi studi e ricerche provano che è possibile ottenere risultati evidenti in 3-4 mesi. La Legoterapia non è l’unica strategia terapeutica, concorre con le altre terapie tout cour. Ogni bambino ha un suo piano terapeutico individuale, ma uno dei benefici della Legoterapia è che può essere, anzi è auspicabile lo sia, seguita anche a casa, coi i genitori o i fratelli, e in ambiente scolastico. Forniamo anche strategie per gestire il comportamento, l’ulteriore sviluppo delle capacità e la valutazione dei progressi conseguiti».

Un po’ di Legoterapia non farebbe bene anche agli adulti? «Assolutamente sì. Anche sul lavoro. Ci sono aziende che fanno Legoterapia per sviluppare lo spirito di squadra, il team building. Con risultati sorprendenti, anche in questo campo»