La ricetta di Roventini per il lavoro: "Gli studenti grande potenzialità"

Andrea Roventini, professore di economia della Scuola Sant’Anna: "Portano reddito, serve più tolleranza" .

La ricetta di Roventini per il lavoro: "Gli studenti grande potenzialità"

La ricetta di Roventini per il lavoro: "Gli studenti grande potenzialità"

di Mario Ferrari

I dati Istat certificano che la disoccupazione a Pisa è fra le più alte della Toscana. Con il 5,9% di disoccupati la provincia pisana è in terza posizione alle spalle solo di Massa e Lucca. Un fronte che addirittura peggiora considerando i giovani: nella fascia 15-24 anni la disoccupazione femminile è del 6,9% (la media regionale è al 6,3%, quella nazionale all’8,8%) e quella maschile arriva al 5,1 contro il 4,4% della Toscana. Una situazione complicata che affligge tutto il Paese, terzo in Europa per giovani senza lavoro. Per invertire la rotta, secondo Andrea Roventini (nella foto), professore di economia della Scuola Sant’Anna, servono "buone riforme strutturali".

Quali?

"Intanto, regolamentando i contratti a tempo determinato. Inoltre, studi come quello di David Card, economista premio Nobel, certificano che il salario minimo aumenta i salari senza ridurre l’occupazione e fa bene ai lavoratori, soprattutto giovani. Una misura applicata in tanti Paesi e che non viene fatta in Italia per ragioni politiche. Un problema di ignoranza, malafede o entrambe poiché un politico pragmatico lo introdurrebbe".

Resta il tema dell’alto tasso di disoccupazione.

"In Italia abbiamo le piaghe del lavoro povero e della disoccupazione giovanile, l’economia non cresce, ci sono meno opportunità e il mercato del lavoro non funziona. Viviamo in un sistema dualistico in cui i giovani hanno sempre meno contratti indeterminati e si muovono da un lavoro all’altro con salari bassi, preferendo andare all’estero. La principale conseguenza di tutto ciò è una riduzione del capitale umano, poiché cambiando spesso lavoro mancano le competenze e conoscenze, che porta, come suggerito dai ricercatori del fondo monetario internazionale, alla bassa crescita del nostro Paese. Questo è il risultato di avere flessibilizzato per decenni il mercato del lavoro".

Si spieghi meglio.

"Le riforme da Treu in poi hanno facilitato il licenziamento e introdotto forme di flessibilità in entrata come voucher e contratti a termine. Questo ha creato un mercato del lavoro dove il potere è spostato a favore delle imprese, per le quali conviene comprimere il costo del lavoro anziché innovare. Ciò comporta un modello di sviluppo da Paese arretrato. Per cambiare si potrebbe guardare anche alla transizione ecologica".

In che modo?

"La decarbonizzazione può stimolare la crescita, creando nuovi posti di lavoro: un’opportunità per i giovani. Questo processo di trasformazione è però complicato poiché si creeranno posti di lavoro ma ne perderemo in altri settori. Bisogna guidare questa transizione permettendo lo spostamento dei lavoratori tra settori, anche perché studi dimostrano che i salari nel ‘settore verde’ sono più alti che nei comparti tradizionali".

Qual è la sua ricetta per invertire la rotta nel nostro territorio?

"Pisa ha un potenziale non sfruttato collegato a studenti, università e turismo. A Pisa percepisco un atteggiamento di sfruttamento delle rendite e gli studenti sono ‘tollerati’ senza crearci sinergie. Non si sta facendo nulla dal punto di vista culturale per valorizzare i giovani, preferendo atteggiamenti repressivi come la chiusura dei bar. Loro portano reddito, consumano e pagano affitti ma non vengono accolti con servizi culturali e ludici. Va creato un circolo virtuoso in cui lo studente si sente a casa, pensa di fermarsi in città e creare delle imprese e rimanere radicato anziché andarsene dopo la laurea".