La prima grande scossa alle 21.51 di due sere fa: l’epicentro del sisma è a Siena, ma il terremoto è stato avvertito anche a Volterra e dintorni, l’area provinciale che declina verso il Senese, ma anche in alta Valdera e c’è chi giura di aver avvertito proprio a quell’ora un boato anche a Pisa città. Tutti i campanili della provincia, incluso il capoluogo, presentano una classificazione sismica pari a 3, in una scala dove 1 è il picco massimo di pericolosità e 4 rappresenta il minor rischio sismico. Professor Carlo Meletti, ex direttore della sezione pisana dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Pisa e provincia si trovano in un livello basso di pericolosità. Vi sono, però, zone dove l’attività è più intensa?  "La gran parte del territorio della Toscana centrale si trova in zona 3, come Pisa e provincia. Il che vuol dire che ci troviamo in un’area in cui il livello di pericolosità non è elevato, ma ciò non esclude che possano verificarsi terremoti. Quel che segna la differenza è la frequenza: in zona 1, i terremoti possono verificarsi con maggiore possibilità. Nella zona di Pisa e della provincia, abbiamo maggiore attività sismica in Valdicecina, soprattutto nell’area di Castelnuovo Valdicecina e Larderello, e una sismicità fuori costa lungo la faglia della Meloria: la storia, in quest’ultimo caso, ci riporta al fenomeno del 22 aprile del 1984, quando tre forti scosse furono ben avvertite anche a Pisa. Ma ci sono altri casi da non scordare".  Quali? "Il terremoto del 14 agosto 1846 a Orciano Pisano, che ebbe una massiccia portata distruttiva. Basti pensare che la prima scossa fu stimata con magnitudo 6, come la prima scossa che distrusse Amatrice. Un caso, ma che rappresenta un precedente storico record di cui tenere di conto, perché niente esclude che possa verificarsi un altro terremoto".  Il sisma di Siena è stato avvertito in un lembo della provincia di Pisa e non in tutte le zone toscane. Come funziona l’onda sismica e il suo riverbero a chilometri di distanza?  "Dipende dalla magnitudo e dalla profondità da cui si sprigiona il terremoto: quello di Siena ha avuto una percezione più ristretta. È stato avvertito a Volterra, ad esempio, e non a Arezzo. Vi è un sistema di monitoraggio online, cliccando sul sito www.haisentitoilterremoto.it che fa capo all’istituto di geofisica e vulcanologia, in cui è possibile rispondere a un questionario e descrivere la propria esperienza. Serve a ricostruire la mappa di come viene avvertito il terremoto nelle varie località". Il terremoto è l’imprevedibilità di Madre Natura: come si affronta qualcosa che ha un carattere inafferrabile?  "Dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 sono uscite normative ad hoc per nuove costruzioni e adeguamenti sismici di edifici esistenti. Per quanto riguarda il sistema pubblico, e penso a scuole, ospedali o caserme, i tempi sono molto lunghi e vi sono ancora troppi edifici non a norma". Ilenia Pistolesi

Cronaca

La prima grande scossa alle 21.51 di due sere fa: l’epicentro del sisma è a Siena, ma il terremoto è stato avvertito anche a Volterra e dintorni, l’area provinciale che declina verso il Senese, ma anche in alta Valdera e c’è chi giura di aver avvertito proprio a quell’ora un boato anche a Pisa città. Tutti i campanili della provincia, incluso il capoluogo, presentano una classificazione sismica pari a 3, in una scala dove 1 è il picco massimo di pericolosità e 4 rappresenta il minor rischio sismico.
Professor Carlo Meletti, ex direttore della sezione pisana dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Pisa e provincia si trovano in un livello basso di pericolosità. Vi sono, però, zone dove l’attività è più intensa? 
"La gran parte del territorio della Toscana centrale si trova in zona 3, come Pisa e provincia. Il che vuol dire che ci troviamo in un’area in cui il livello di pericolosità non è elevato, ma ciò non esclude che possano verificarsi terremoti. Quel che segna la differenza è la frequenza: in zona 1, i terremoti possono verificarsi con maggiore possibilità. Nella zona di Pisa e della provincia, abbiamo maggiore attività sismica in Valdicecina, soprattutto nell’area di Castelnuovo Valdicecina e Larderello, e una sismicità fuori costa lungo la faglia della Meloria: la storia, in quest’ultimo caso, ci riporta al fenomeno del 22 aprile del 1984, quando tre forti scosse furono ben avvertite anche a Pisa. Ma ci sono altri casi da non scordare". 
Quali?
"Il terremoto del 14 agosto 1846 a Orciano Pisano, che ebbe una massiccia portata distruttiva. Basti pensare che la prima scossa fu stimata con magnitudo 6, come la prima scossa che distrusse Amatrice. Un caso, ma che rappresenta un precedente storico record di cui tenere di conto, perché niente esclude che possa verificarsi un altro terremoto". 
Il sisma di Siena è stato avvertito in un lembo della provincia di Pisa e non in tutte le zone toscane. Come funziona l’onda sismica e il suo riverbero a chilometri di distanza? 
"Dipende dalla magnitudo e dalla profondità da cui si sprigiona il terremoto: quello di Siena ha avuto una percezione più ristretta. È stato avvertito a Volterra, ad esempio, e non a Arezzo. Vi è un sistema di monitoraggio online, cliccando sul sito www.haisentitoilterremoto.it che fa capo all’istituto di geofisica e vulcanologia, in cui è possibile rispondere a un questionario e descrivere la propria esperienza. Serve a ricostruire la mappa di come viene avvertito il terremoto nelle varie località".
Il terremoto è l’imprevedibilità di Madre Natura: come si affronta qualcosa che ha un carattere inafferrabile? 
"Dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 sono uscite normative ad hoc per nuove costruzioni e adeguamenti sismici di edifici esistenti. Per quanto riguarda il sistema pubblico, e penso a scuole, ospedali o caserme, i tempi sono molto lunghi e vi sono ancora troppi edifici non a norma".
Ilenia Pistolesi

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