L’impianto antincendio mette fuori uso il Catasto

La segnalazione: "Da due mesi è impossibile consultare alcuni documenti". Un disagio che si aggiunge alla burocrazia e allo smart working negli enti

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Consultazioni catastali e ispezioni ipotecarie sospese da due mesi. Succede nella sede del catasto di Pisa, una situazione che va avanti dal 13 febbraio quando al piano terra dell’edificio in via Corridoni è scattato l’allarme antincendio, scaricando la polvere estinguente in tutto il locale. Da quel momento nessuno ha più potuto consultare i documenti conservanti in quelle stanze. "Sono disperata - ci racconta al telefono una lettrice che preferisce rimanere anonima – ho appena venduto casa e ne ho acquistata un’altra ma per finalizzare il passaggio ho bisogno di alcuni documenti. Ho chiamato e mandato mail ripetutamente ma è tutto bloccato da due mesi e nessuno riesce a darmi una data di ritorno alla normalità. Oltre alla mia famiglia, ho due figli piccoli, ce ne sono altre due che aspettano che si sblocchi tutto per cominciare a traslocare nelle nuove abitazioni".

Una situazione di disagio non solo per gli utenti ma anche per i tanti professionisti del settore alle prese con la burocrazia. "Un disagio che si aggiunge a un quadro già molto complesso per i professionisti – racconta Giacomo Arrighi, presidente del Collegio dei Geometri – a più di un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria. C’è un malcontento generale tra tutti gli addetti perché con gli uffici degli enti pubblici inaccessibili e lo smart working per i tecnici è diventato tutto molto difficile". Un aspetto che spesso sottovalutiamo quando parliamo del settore edile è che ogni progetto nasce prima dallo storico dei documenti per passare poi alla fase dell’approvazione e del cantiere. "Ripartenza? – continua –. La vera ripartenza comincia dall’archivio. Perché la soluzione a questi problemi sarebbe nella digitalizzazione e nel buon senso. Si parla sempre della necessità di sburocratizzare la macchina amministrativa ma la verità è che siamo lontanissimi dall’obiettivo. L’altro punto riguarda l’organizzazione del lavoro. Perché noi professionisti possiamo spostarci, andare sui cantieri e dai clienti ma non possiamo consultarci direttamente con un tecnico comunale o della Sovrintendenza?". Dal primo lockdown a oggi i tempi di attesa per ritirare i progetti in archivio sono più che raddoppiati, dai 30 giorni in tempi pre Covid siamo passati ai 60, 70 giorni. "Il lavoro c’è – conclude - anzi con i bonus per le ristrutturazioni da agosto scorso c’è stato un boom di richieste , ma ci troviamo in difficoltà con la clientela perché di fronte a scadenze certe abbiamo la più totale incertezza su quella che sarà la data di ritorno alla normalità".

Sarah Esposito