Sos prima linea. Infermieri sotto attacco

Cresce il numero di positivi al Covid: sono 168 E a pneumologia sono già nove gli operatori infetti

Infermieri al lavoro (foto generica - Germogli)

Infermieri al lavoro (foto generica - Germogli)

Pisa, 25 novembre 2020 - Aumentano ancora i contagi tra gli infermieri. In meno di una settimana sono passati da 140 a 168 (dato aggiornato a ieri). Sono questi i numeri in mano al sindacato delle professioni infermieristiche Nursind che da tempo sta chiedendo all’azienda ospedaliera universitaria pisana dispositivi di protezione più forti ed efficaci e uno screening sistematico e continuo per il personale che lavora a contatto con i pazienti. Nello specifico: mascherine Ffp2 al posto delle comuni chirurgiche e tamponi periodici. "Dall’azienda continua il silenzio più assoluto su questi due punti che riteniamo invece fondamentali – ribadisce il segretario del Nursind Daniele Carbocci – ma intanto i contagi aumentano ogni giorno di più". Un esempio concreto: 9 positivi al Covid 19 emersi negli ultimi giorni tra infermieri e oss al reparto di Pneumologia "dove, durante la prima ondata, non si erano manifestati casi. E ai problemi sanitari si aggiungono anche quelli organizzativi: allo stato attuale è stato perso un turno degli infermieri che significa anche due/tre posti letto compresa la terapia sub intensiva. Per andare avanti l’azienda ha, come in altri caso, ricorso agli infermieri interinali con poca esperienza per coprire i turni dei colleghi esperti. Per tre settimane almeno questa sarà la situazione".  

Ma sono presenti situazioni critiche anche in altri reparti no covid: "Cardiologia, Nefrologia: in questi casi si tratta di infermieri e oss contagiati per ‘passaggio’ di pazienti che erano negativi che poi si sono positivizzati. Pazienti che al loro arrivo da altri reparti non vengono sottoposti a tamponi". Come non sono sottoposti a tamponi infermieri e oss: "Abbiamo sottolineato più volte che in altre aziende sanitarie e regioni esistono ormai da tempo programmi periodici di screening e ci è stato risposto (attraverso le parole, pubblicate sul nostro giornale, del dottor Giovanni Guglielmi, responsabile della Medicina preventiva del lavoro, ndr) che anche nella nostra Regione a breve ne partirà uno analogo per gli operatori ‘stratificato per fascia di rischio’. Evidentemente, ci sono dei ritardi o intoppi perchè nessuno ha ancora visto nulla..." accusa ancora Daniele Carbocci.Il punto sa rà fatto nei prossimi giorni nel corso della consueta videoconferenza azienda-sindacati "e noi – prosegue Daniele Carbocci - continueremo a chiedere maggiore protezione per i lavoratori, tornando a contestare percentuali e proporzioni sbandierate a gran voce. La direzione Aoup insiste a calcolare il numero dei contagiati sul totale dei dipendenti pari a 7500. Ma non ha senso: in questo totale ci sono gli amministrativi, gli impiegati degli uffici, addetti che non sono mai a contatto con i pazienti. La percentuale dei contagiati va calcolata su 4mila lavoratori, non di più. Non solo: è intollerabile che l’azienda continui a dare la colpa al personale, sostenendo che i dipendenti si infettano a vicenda sostando nelle aree relax. Non escludiamo, come sindacato, di presentare le nostre istanze anche al di fuori dell’azienda. Come è stato fatto per altre situazioni, potremo rivolgerci ai Nas". Obiettivo: mettere in primo piano la sicurezza degli operatori (anche a tutela dei pazienti) ed eliminare le zone d’ombra della gestione attuale. Le stesse segnalate anche dall’altro sindacato, il Nursing Up, che ha denunciato un’altra anomalia sotto gli occhi di tutti: il fatto che ai ceck point presenti ogni giorno agli ingressi in ospedale a medici e personale sanitario non viene misurata la temperatura. Pazienti e visitatori sì, infermieri e camici bianchi no.