Rogo del Serra, ancora fuori casa dopo 3 anni

La testimonianza di Antonella Genchi, sfollata nell’incendio del Monte pisano. Dopo la condanna di Franceschi, i danni in sede civile

Franceschi con, a sinistra, il suo avvocato Mario De Giorgio (foto Del Punta/Valtriani)

Franceschi con, a sinistra, il suo avvocato Mario De Giorgio (foto Del Punta/Valtriani)

Calci (Pisa), 19 settembre 2021 - Tutt’ora vive fuori dal territorio, a Livorno, a tre anni dal disastro del Monte pisano. Ma spera di poter ricostruire la sua casa, ai Ronchi di Montemagno. Antonella aveva scelto quel posto nella natura per "respirare aria buona" e migliorare così la sua salute. "Sono ancora in attesa – spiega Antonella Genchi – E sì, sto subendo le conseguenze di quei giorni, soprattutto di quella notte". La donna è tra le 700 persone sfollate allora. Lei, però, non è più rientrata. Venerdì il Tribunale di Pisa ha condannato a 12 anni per quel dramma Giacomo Franceschi, il 40enne ex volontario dell’antincendio boschivo. Per il collegio, è stata la sua mano ad accendere la miccia che ha divorato 1148 ettari di vegetazione.

"Cerco di andare avanti – ci dice Antonella – Sto sopravvivendo. Mi auguro di poter presto iniziare i lavori. Oltre alla burocrazia, ci si è messa pure la pandemia. Sto lottando per non mollare e tornare a Calci". Furono 12 in tutto quelle danneggiate, 5 distrutte. Il comitato Salvaguardia zona montana Calci aveva distribuito ai propietari i circa 300mila euro arrivati dalla raccolta avviata dai cittadini e che aveva sostenuto anche "La Nazione".

Il processo di primo grado si è chiuso con un colpevole. Ma la strada è lunga e non è ancora scritta. Le giudici si sono prese 90 giorni per le motivazione. Ce ne sono poi 45 per l’appello che la difesa, l’avvocato Mario De Giorgio ("non è lui") ha già annunciato. L’udienza potrebbe essere fissata dunque per il 2023. Qualunque sarà l’esito, si passerà in Cassazione. Se l’uomo dovessere essere assolto, a quel punto sarebbe la Procura di Pisa (ha seguito il caso la sostituta Alemi con il procuratore stesso Crini) a fare ricorso.

Se anche la Suprema Corte non dovesse cambiare le carte in tavola e il verdetto fosse a quel punto definitivo, la carcerazione sarebbe immediata. Franceschi ha però già fatto un periodo di detenzione in carcere e ai domiciliari che verrà scontato. C’è poi la liberazione anticipata, 45 giorni per ogni semestre di pena effettuata.

Intanto, a breve, potrebbe aprirsi il risarcimento in sede civile. Nei prossimi giorni, i sindaci dei Comuni interessati (Buti ha rinunciato in favore dei territori più colpiti) si riuniranno per decidere come e se procedere. 250mila euro la provvisionale al Comune di Calci, 100 a quello di Vico, 10mila all’associazione Gva di cui Franceschi faceva parte.