"Il sacrificio delle palestre"

Migration

PISA

Rabbia e sgomento. "Alle palestre viene chiesto un sacrificio in quanto giudicate servizio non essenziale e, per un mero, burocratico codice ateco, vengono invece lasciati aperti negozi brulicanti di gente, molta di questa, anziana: il negozio di detersivi e cosmetici, il panificio, la telefonia, il tabacchi, la pescheria, il frutta e verdura, l’enoteca, oltre, come normale, al supermercato di quartiere". E’ bastata una passeggiata per risvegliare in Pietro Simonelli, titolare della palestra Top Fit a Porta a Lucca, tutta l’insofferenza di chi ha dovuto chiudere le proprie porte il 26 ottobre scorso per non vederle più riaprire. "Ancora non ci sono date certe per ripartire. Cerco di dimenticarlo e portare avanti ciò che si può: l’on-line, l’attività all’aperto... quando non si è zona rossa. Poi vedo i negozi e le strade piene. Allora vorrei sapere, siamo in emergenza o no?! Se lo siamo, lasciamo aperti solo i supermercati per la sopravvivenza alimentare. Se, come pare, non lo siamo, riconsideriamo le priorità. Mi riferisco soprattutto ai medici che, tramite l’Iss ed il Cts, sono i nostri carnefici. Qual è la priorità? Siamo un popolo di longevi, malati di inattività fisica e ad essere tagliate sono proprio le nostre attività (addirittura in zona rossa nemmeno un personal trainer in un bosco può lavorare) che sono le uniche deputate a far fare l’attività fisica? Se si vuole fare prevenzione e non solo curare malati, bisogna che ci venga permesso di fare il nostro lavoro, sganciandoci dalle statistiche di contagio, perchè altrimenti avremo sempre più pazienti ipertesi, in sovrappeso, diabetici".