"Il Covid non ferma l’arte E può alleggerire gli animi"

Le opere di Nico Lopez Bruchi alla ribalta in un programma tv di Sky. E la pandemia non frena i suoi progetti: "Sta per uscire un mio libro"

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Nel mondo della fantasia e dell’arte succede che il virus diventi uno strano pallone con cui giocare, oppure sia l’estremità di uno spermatozoo alla conquista dell’ovulo, mondo. Questi sono soltanto alcuni degli ultimi disegni dell’artista volterrano Nico Lopez Bruchi, protagonista negli scorsi giorni di una puntata della trasmissione tv del canale Sky Arte The Square condotta da Nicolas Ballario. Ne approfittiamo per parlare con Lopez dello stato dell’arte, in questo momento.

Nico, com’è stata questa esperienza televisiva?

"Molto positiva, stimo molto il conduttore. E poi mi piace il mondo della televisione, quello che sta dietro, in più può essere un ottimo canale anche per l’arte".

L’arte si è davvero fermata? "Non si può fermare, chi la vive tutti i giorni continua a viverla. Si chiudono i musei, ma l’artista in questi mesi ha continuato a produrre. Per alcuni lo stop è stato il tempo della ricerca, sempre se intendiamo l’essere artista un’attitudine personale più che uno status sociale".

Per te che mesi sono stati?

"Tanti progetti sono saltati è vero, ma altri sono andati avanti. Io a casa sto facendo di tutto: disegni, quadri e anche la cura del mio primo libro che uscirà tra pochi giorni. Senza questo momento di pausa probabilmente non ci sarebbe stato, nel libro è racchiusa la retrospettiva di 18 anni di lavoro e anche …di metà della mia vita. Con il tempo a disposizione mi sono permesso di curarlo bene. Il tempo per l’arte è anche questo rivedere la propria produzione e in qualche modo pararsi le spalle se il mondo dovesse diventare più asociale, guardando al web dove l’arte si continua a vendere e a comprare".

In alcuni tuoi ultimi disegni compare graficamente anche il Coronavirus, un modo per esorcizzare?

"Sì, per alleggerire, ironizzare sulla situazione. La vita è cambiata ed è cambiata anche la simbologia che la caratterizzerà".

Prossimi progetti?

"Tra i più importanti, con gli Edf, c’è la facciata del carcere di Sollicciano a Firenze, il tema sarà quello della redenzione. E poi un muro del reparto trapianti a Cisanello a Pisa e all’ex cinema di Castelfranco".

Com’è che un’arte di strada diventa istituzionale senza tradire le intenzioni e senza deludere il pubblico?

"Con l’intenzione. Se l’intenzione è arrivare a essere noto ma con un tuo contenuto allora ci arrivi, se ti interessano altri aspetti dell’arte, la notorietà a tutti i costi o l’essere artista come status, ti stravolge anche il minimo successo. Dagli inizi le cose sono cambiate, ma il mio percorso è legato all’intenzione di fare un lavoro non esclusivamente per me, dal desiderio di cambiare un mondo che non mi piace, innescare una riflessione. La delusione arriva se si affrontano temi in maniera superficiale, senza conoscerli".

Sarah Esposito