I rimborsi per i medici ex specializzandi arrivano in Toscana

A Pisa 16 professionisti ricevono 468 mila euro come indennizzo per il servizio prestato durante la scuola post-laurea

Un camice bianco (foto di repertorio, fonte Ansa)

Un camice bianco (foto di repertorio, fonte Ansa)

PISA, 13 luglio 2017 – Sedici medici pisani indennizzati dal Governo per non aver percepito una retribuzione adeguata durante la specializzazione. A renderlo noto è Consulcesi, realtà nota nell’assistenza legale in sanità, che grazie all’iniziativa “37 milioni in 37 giorni” consegnerà assegni di rimborso firmati dalla presidenza del Consiglio dei Ministri in favore dei professionisti specializzati tra il 1978 ed il 2006.

Come previsto dalle direttive Ue in materia (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE), i camici bianchi hanno prestato il loro servizio senza ricevere il corretto trattamento economico. Così, tramite le azioni collettive attivate da Consulcesi, anche i medici specialisti toscani recuperano oltre 1 milione e 900mila euro per quelle somme che lo Stato aveva negato durante la scuola post-laurea in Medicina. A Pisa i sedici professionisti riscattano 468mila euro, ad Arezzo 204mila (7 medici), a Firenze 599mila (20), a Grosseto 103 mila (3), a Livorno 222mila (7) a Lucca 115mila (5), a Massa Carrara 112mila (4), a Prato 30mila (1), a Siena 114mila (4).

“Continuiamo a rimborsare medici in tutta Italia con cifre imponenti – afferma Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi – e, con grande soddisfazione, restituiamo non solo le somme dovute ma anche dignità a quei professionisti che negli anni della specializzazione sono stati penalizzati dalla mancata applicazione delle direttive Ue”.

I medici toscani rimborsati si aggiungono a migliaia di colleghi ai quali l’attività di Consulcesi ha permesso di riconoscere oltre 530 milioni di euro. Una cifra destinata a crescere ulteriormente nelle prossime settimane visto che sono attese nuove sentenze. L’azione ha ricevuto il plauso di Giuseppe Figlini, presidente dell’OMCeO di Pisa: «grande soddisfazione per i colleghi medici che si vedono finalmente riconoscere un diritto negato per decenni. Ora è necessario che le istituzioni si attivino per individuare una soluzione definitiva all’annosa vicenda».