Gli appetiti ignobili si scatenano sul lavoro

Rapporto sulla criminalità: sfruttamento degli operai, caporalato in agricoltura e reati finanziari sono le criticità di Pisa e provincia

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di Carlo Baroni

PISA

Terra a rischio di appetiti ignobili per la sua economia fiorente, soprattutto del tentativo di essere sfruttata come "lavatrice" della criminalità organizzata in genere, ma anche delle cosche. Ma anche una terra dove le cosiddette mafie nazionali non hanno un radicamento territoriale consolidato. Questo non vuol dire che la Toscana, e con lei il Pisano, siano al sicuro: soprattutto dagli interessi dell’ndrangheta perché la potenziale presenza di soggetti con legami di sangue con esponenti potrebbe dare vita a cellule "primarie" pronte ad infettare il sistema. Un focus sulla Toscana è stato analizzato nei giorni scorsi durante un incontro on line promosso da Avviso Pubblico al quale è intervenuto il Capo centro Dia di Firenze, Francesco Nannucci e il professor Alberto Vannucci, docente dell’Università di Pisa e curatore del "Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana".

Un’analisi che fotografa la situazione di tutti i territori, e dal quale emerge – ad esempio – che in termini di beni confiscati quella di Pisa (11%) è la quarta provincia in Toscana. Una provincia che è stata toccata anche da importanti inchieste sullo sfruttamento della manodopera. Il rapporto cita un’indagine del 2018 che smantellò una rete di sfruttamento del lavoro agricolo di braccianti stranieri che sarebbe stata attiva in sei province, tra le quali quella di Pisa. Così come si cita altri gravi episodi di sfruttamento lavorativo: un’indagine del 2019 fece emergere 29 lavoratori in nero in una manifattura, impiegati per 12 ore al giorno, pagati due ero l’ora a fronte di contratti da 20 ore settimanali.

Due episodi connessi di caporalato in agricoltura sono evidenziati a Monteverdi e Pomarance: anche qui siamo nel 2019 ed i braccianti, emerse, erano costretti a lavorare 14 ore al giorno, alloggiati in condizioni di degrado e con retribuzioni da 200 euro la mese. Particolare evidenza viene data all’operazione Golden Wood nella quale sono emersi indizi relativi ad infiltrazioni della criminalità siciliana. Operazione che avrebbe fatto emergere una serie di reati di riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti, intestazione fittizia di beni, contraffazione ed altro: pur con posizioni minori sono tutt’ora indagati anche alcuni imprenditori della provincia di Pisa. Una terra, questa, nella quale il rapporto rileva una significativa incidenza di reati finanziari come emerso nelle indagini sulla truffa, auto riciclaggio e contraffazione alimentare del succo di mela – denominata Bad Juce – e nelle due operazioni Vello d’oro su riciclaggio e auto riciclaggio,che vedono coinvolti imprenditori nel settore della pelle finiti a processo.