Giusy riceve le mascherine dopo l'appello del giornale

Scattata la gara di solidarietà per la giovane trapiantata. Ma l'amica Camilla è ancora senza tampone: "E' stata a contatto con mio fratello positivo al Corona virus"

giusy mirabile

giusy mirabile

Arezzo, 28 marzo 2020 - Una gara di solidarietà in piena regola quella che si è scatenata dopo che La Nazione ha raccontato la storia di Giusy Mirabile. La giovane studentessa di sociologia con alle spalle una leucemia mieloide acuta e un trapianto di midollo che le hanno fatto collezionare cinque mesi di degenza all’ospedale Santa Chiara. Proprio al giornale Giusy aveva raccontato della sua difficoltà nella gestione dell’iter post trapianto che prevede prelievi del sangue settimanali per controllare che tutto proceda nel verso giusto. Una pratica che fino a poco tempo fa veniva svolta a domicilio da un infermiere, ma che adesso col dilagare del corona virus, costringe la ragazza a spostamenti settimanali in ospedale. Niente di più rischioso per una trapiantata dimessa solo due settimane fa dall’ematologia del Santa Chiara, che per la sua condizione ha difese immunitarie al minimo. Non solo, “non ho le mascherine” aveva detto Giusy al giornale, non trovando le necessarie protezioni né in farmacia né online. Così si è scatenata una vera e propria gara di solidarietà. Il primo a rispondere all’appello è stato il professor Antonio Frisoli, ordinario di ingegneria della scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Sono disponibile a donare alcune mascherine n95 si tratta di quelle FFP2 in uso agli operatori sanitari”.

Detto fatto. Il giorno dopo il nostro articolo sul caso di Giusy Mirabile, il professore proprio tramite La Nazione si è messo in contatto con la studentessa. Ed è andato fino alla soglia di casa sua (mantenendo la distanza di sicurezza che il periodo storico e la condizione di Giusy prevede), per consegnare il prezioso e tanto gradito dono nelle mani dell’amica che vive con Giusy e la accudisce. “Ancora non ci credo - dice Giusy – ringrazio tantissimo il professor Frisoli per il gesto di solidarietà, si tratta di un aiuto fondamentale per me e mi consente di uscire di casa per fare i prelievi ematici con più tranquillità”. Non solo lui però. Giusy in questi due giorni ha risposto ai messaggi di tantissimi nuovi amici che si sono offerti di inviarle mascherine prendendo a cuore la sua storia una volta letta sul giornale e online sul nostro sito. “Mi sono arrivati messaggi da tantissime persone - continua Giusy – le ringrazio tutte. Ad alcuni ho dato il mio indirizzo di casa perché vogliono spedirmi delle mascherine. Anche il sindaco Spinelli del mio paese d’origine, Calamonaci nell’agrigentino, venuto a sapere della mia difficoltà, si è reso disponibile a spedire mascherine nei prossimi giorni. E’ bellissimo ricevere tanta solidarietà, e se avrò in futuro più mascherine di quelle che mi servono, ne donerò qualcuna al reparto di ematologia dell’ospedale Santa Chiara perché vengano fornite a pazienti in dimissione nelle mie stesse condizioni”. Proprio al Santa Chiara infatti Giusy ha trascorso gli ultimi cinque mesi della sua vita. E’ stata ricoverata in ematologia a fine ottobre per essere dimessa solo il 12 marzo dopo il trapianto di midollo effettuato a febbraio. A questo reparto che per lei “è stato una famiglia”, Giusy è molto grata e adesso vorrebbe fare qualcosa per chi si trova nella sua stessa condizione.

Se il capitolo mascherine per questa giovane trapiantata si è risolto positivamente grazie alla solidarietà di tanti, Giusy è sempre in attesa di un tampone per il corona virus da fare all’amica che la accudisce nella casa dell’Ail in cui vive isolata. Proprio la ragazza infatti era venuta a contatto col fratello di Giusy e donatore per il trapianto, poi risultato positivo al virus. Il ragazzo sta trascorrendo la quarantena con la madre e anche per la donna si chiedono ora nuovi tamponi, dopo i primi negativi. Un aspetto che preoccupa insomma il decorso post trapianto della studentessa di sociologia originaria della Sicilia ma che da anni vive, studia e lavora a Pisa. “Mio fratello che mi ha salvato la vita donando il midollo, ha dovuto viaggiare spesso in questo periodo dalla Sicilia per venire a Pisa – aveva raccontato Giusy al giornale – per questo prima dell’ultima donazione post trapianto di globuli bianchi a scopo precauzionale, gli è stato fatto il tampone per il corona virus che nel frattempo stava dilagando”. Ecco proprio in seguito al tampone il fratello è risultato positivo anche se asintomatico. Giusy non era mai venuta a contatto con lui, ma il fratello era stato vicino alla madre e all’amica Camilla che nel frattempo facevano visita a Giusy.  Per questo sul momento sono stati fatti tamponi sia a Giusy che alla madre. Entrambi negativi. Ma il problema riguarda l’amica a cui nonostante le richieste non viene mai fatto alcun tampone. Proprio Camilla ora vive con Giusy che una volta dimessa dal Santa Chiara non poteva tornare a casa dove passano la quarantena il fratello e la madre. Giusy e Camilla vivono in una casa dell’Ail. “Camilla mi aiuta perché non posso restare sola dopo mesi in ospedale – dice Giusy – nonostante le richieste nessuno ancora le ha mai fatto il tampone anche se è venuta a contatto con mio fratello positivo al virus. I tamponi non vengono fatti senza sintomi, ma nella mia condizione priva di difese immunitarie un contagio sarebbe pericolosissimo,  per precauzione in casa teniamo la mascherina ma speriamo che qualcuno accolga il nostro appello e faccia il tampone a Camilla”.