Sciagura aerea del '69, militare ferito. Il riconoscimento: "Vittima del dovere"

Il sottufficiale era a bordo di un velivolo della della 46esima Aerobrigata. La Corte di Cassazione gli ha dato ragione

Genesio Stocco

Genesio Stocco

Pisa, 29 giugno 2022 - Dopo oltre cinquant’anni dal fatto, Genesio Stocco è una vittima del dovere. L’ha deciso la Corte di Cassazione rigettando il ricorso proposto dal ministero della difesa e passando così definitiva la sentenza della corte d’appello del 2016. La storia risale, appunto, a più di mezzo secolo fa. Segnatamente 53 anni fa, in un’Italia diversa, tutta ancora in bianco e nero. Ma cosa accadde? Il sottufficiale Stocco dell’Aeronautica militare riportò gravi lesioni in una sciagura aerea verificatasi mentre si trovava in servizio su un velivolo militare C119 precitato il 23 giugno 1969. Rimase dieci giorni in coma. "Dell’incidente non ricordo nulla – disse Stocco in un’intervista –. precipitammo vicino ad una fabbrica e gli operai vennero in nostr soccorso".

Stocco fu ferito gravemente ad una gamba, fu trovato dai soccorsi in mezzo ai rottami. La corte d’appello – si legge – aveva ritenuto che il trasporto dei componenti di un motore destinato ad un aereo militare in avaria all’aerostazione di Latina, a bordo di un velivolo della 46esima Aerobrigata di Pisa, poi precipitato, integrasse a pieno titolo il concetto di missione "essendo finalizzato ad un’operazione di servizio comandata dai superiori gerarchici, e che il guasto al motore destro, per causa rimasta ignota, e a causa del quale il velivolo era precipitato durante la manovra di avvicinamento all’aerostazione di Latina, costituisse fatto addebitabile all’amministrazione".

Quest’ultima, secondo i giudici, aveva, "esposto l’equipaggio dei veicolo militare ad un rischio maggiore di quello ordinariamente presente". Un rischio "diverso da quello proprio del servizio cui il militare era stato comandato, e da questi ingovernabile pur osservando tutte le prescritte regole prudenziali, come era incontestato essere avvenuto, non facendosi questione di un qualche errore di manovra nella conduzione del velivolo". Così a Stocco la corte d’appello di Firenze sette anni fa ha riconosciuto lo status di vittima del dovere e il riconoscimento dei conseguenti benefici.

Decisione impugnata dal ministero davanti alla Suprema corte. Lapidaria la decisione degli ermellini: "l’errore o il difetto di manutenzione del mezzo di trasporto sono idonei a costituire circostanza straordinaria e fatto di servizio tali da esporre il militare a maggiori rischi o fatiche, in rapporto, alle ordinarie condizioni di svolgimento dei compiti di istituto". Inoltre, secondo i giudici di legittimità, "il concetto di missione va inteso in senso estensivo, tanto con riferimento ai luoghi (dentro e fuori dai confini nazionali), quanto, e soprattutto, con riferimento alle tipologie e modalità del loro svolgimento, ferma restando la necessità che le infermità contratte in occasione o a seguito della missione siano dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali od operative che le hanno contraddistinte". Da qui il riconoscimento di vittima del dovere.