Entra in Tribunale con il tirapugni. E finisce a processo

Era il 2013 quando subì un’aggressione in piazza Martiri della Libertà a Pontedera. Un cazzotto piantato nel viso da uno sconosciuto. Da lì il desiderio di difendersi...

Un’agente donna mostra un tirapugni (foto di repertorio)

Un’agente donna mostra un tirapugni (foto di repertorio)

Pisa, 7 marzo 2018 - Era il 2013 quando subì un’aggressione in piazza Martiri della Libertà a Pontedera. Un cazzotto piantato nel viso da uno sconosciuto. Un episodio che lo aveva segnato nel profondo, tanto da indurlo, dopo un po’, a comprare un tirapugni e a tenerlo con sé. Passa il tempo e l’uomo deve andare in Tribunale a Pisa. E’ giugno 2016. L’entrata del palazzo di Giustizia è sorvegliata, come sempre, dagli agenti della vigilanza che fermano i visitatori e chiedono, oltre all’identità, di dichiarare eventuali oggetti estranei. Poi procedono al controllo con il metal detector. E all’uomo trovano un tirapugni. Un dispositivo che viene sequestrato. Nelle vicinanze c’è anche un carabiniere e così scatta la denuncia. L’uomo finisce a processo.

Ieri, una delle tappe davanti alla giudice Beatrice Dani che ha disposto poi il rinvio a giugno. Lui si difende, tutelato dall’avvocato Esposito Ziello dicendo che da quell’episodio, che lo ha visto vittima cinque anni, fa ha timore a passeggiare in strada. E così ha comprato quel tirapugni, dopo un pochino di tempo, che teneva nel borsello per sicurezza.

A testimoniare sono stati chiamati anche il luogotenente Nicolò Stella, comandante della Stazione di Pontedera. Nel 2013, fu infatti presentata una denuncia da parte dell’imputato per l’aggressione subita in piazza. Una vicenda che effettivamente lo aveva colpito. Tra i testimoni, anche la guardia che a giugno di due anni fa scoprì addosso all’uomo un oggetto ritenuto pericolso. Il pugno di ferro, noccoliera, cazzottiera o rosetta è considerata un’arma contundente. La legge: «Senza giustificato motivo, non possono portarsi, fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa... qualsiasi altro strumento non considerato espressamente come arma da punta o da taglio, chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e di luogo, per l’offesa alla persona». Al giudice, adesso, la decisione.