Caso Scieri, «Abbiamo chiesto di leggere gli atti». L’indagato e il difensore in procura

E’ accusato di omicidio volontario in concorso e non ha risposto al Pm

Emanuele Scieri (Immagine d'archivio Ansa)

Emanuele Scieri (Immagine d'archivio Ansa)

Pisa, 7 agosto 2018 - ​«Abbiamo chiesto copia degli atti per poterli leggere e in questa circostanza ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere». Così l’avvocato Andrea Di Giuliomaria, difensore di Luigi Zabara, uno dei tre indagati con l’accusa di omicidio volontario in concorso per la morte di Emanuele Scieri, ha spiegato le ragioni della loro presenza ieri in procura.

«Appena li riceveremo - ha aggiunto il legale - li leggeremo e quando saremo convocati allora potremo rispondere». Il colloquio tra Zabara, il suo avvocato e il pubblico ministero titolare delle indagini, Sisto Restuccia, svoltosi alla presenza di due poliziotti della sezione di polizia giudiziaria di Firenze, è durato solo pochi minuti. Zabara, camicia bianca, jeans e occhiali scuri non ha battuto ciglio di fronte ai cronisti, con sé aveva una cartellina gialla.

L’indagato ha tirato dritto senza rispondere alle domade dei giornalisti, solo il suo legale si è fermato qualche istante per spiegare il senso dell’incontro di ieri. Zabara e Di Giuliomaria hanno varcato la soglia della procura intorno alle 15 e la loro permanenza negli uffici giudiziari si è protratta per pochi minuti, giusto il tempo necessario per sbrigare le formalità di rito, farsi generalizzare dagli aggenti della polizia giudiziaria di Firenze e avvalersi, in questa prima fase, della facoltà di non rispondere.

L’ex militare è accusato di omicidio volontario in concorso: esattamente come l’ex caporal maggiore Alessandro Panella e Andrea Antico, sottufficiale ancora in servizio nell’esercito e consigliere comunale in un piccolo centro del Riminese. Secondo gli investigatori, sono stati loro tre a uccidere Scieri in una afosa serata di agosto di 19 anni fa: loro erano tre «nonni», lui una semplice recluta.

E secondo la procura questo era sufficiente per vessarlo con angherie di ogni tipo. Ma quell’aggressione, almeno stando alla ricostruzione fatta dalla procura anche sulla base delle decine di testimonianze raccolte dalla commissione parlamentare d’inchiesta, fu troppo brutale e Scieri fu lasciato agonizzante a terra ai piedi di una torretta per asciugare i paracadute in una zona in disuso della caserma.

Il suo corpo privo di vita fu scoperto per caso solo tre giorni dopo. Ora, Panella, Zabara e Antico sono accusati di essere gli autori materiali di quell’aggressione, definito un autentico pestaggio, a gidicare dai segni lasciati sul corpo del giovane allievo paracadutista siracusano. Per 19 anni erano rimasti nell’ombra, oggi devono rispondere di un’accusa gravissima. Davanti al pm nel pomeriggio di martedì 7 agosto sfilerà anche Antico, ma è probabile che anche lui adotterà la stessa modalità difensiva: la richiesta di accesso agli atti per capire quali sono gli indizi in mano alla procura prima di scegliere come difendersi.