Dottoranda con il respiratore "Non può volare". Poi l’ok

la denuncia di Paola Tricomi, alleva della Normale, che doveva prendere l’aereo Catania-Pisa. Indignazione del direttore Ambrosio. E Ryanair la chiama

Migration

di Gabriele Masiero

PISA

Altro che frustrante, come le aveva detto in inglese l’operatore di una chat commerciale di Ryanair. Quella che stava subendo Paola Tricomi, dottoranda siciliana della Normale che rischiava di non poter discutere la tesi di dottorato perché la compagnia le impediva di usare un respiratore assolutamente necessario per lei a bordo del volo Catania-Pisa, era una discriminazione inaccettabile. E il clamore mediatico suscitato dalla giovane, con immediata indignazione della scuola d’eccellenza pisana, ha spinto la compagnia low cost a ripensarci e così ieri ha telefonato alla giovane non solo per scusarsi ma per garantirle che quel volo potrà prenderlo "senza problemi".

Lo ha annunciato la stessa dottoranda via Facebook: "Finalmente Ryanair si è degnata di telefonare con un operatore italiano il quale ha detto che potrò volare senza problemi e che c’è stato un equivoco perché il ventilatore polmonare può volare senza alcuna difficoltà". Ma riavvolgiamo il nastro di questa brutta vicenda, conclusasi per fortuna con il lieto fine. Paola nei prossimi giorni discuterà in presenza la tesi di dottorato della classe di Lettere e Filosofia della Normale su Dante, ma quando nei giorni scorsi ha provato a prenotare il volo Catania-Pisa addio programmi: Ryanair ha detto che il suo respiratore non poteva volare e la giovane ha denunciato la vicenda su Facebook, innescando un diluvio di reazioni indignate sui social. Paola Tricomi, infatti, in seguito a una crisi respiratoria nel 2017 è costretta a muoversi con due ventilatori polmonari e una macchina per la tosse. Attrezzature che in passato non le hanno creato problematiche, tranne una lunga burocrazia, nel prendere aerei. Questa volta, però, c’è l’intoppo. "Non mi è stato autorizzato il trasporto del ventilatore polmonare a bordo, nonostante io abbia detto che senza non potrò respirare - ha scritto la giovane su Facebook - e Ryanair mi ha detto che sarei potuta salire a bordo, ma con i macchinari spenti. Ho contattato la compagnia attraverso una chat sul loro sito, chat peraltro solo soltanto in inglese dove non sempre è facile capire tutte le istruzioni tecniche. Mi hanno detto che non posso attivare i miei ausili in volo, ma non ho capito bene perché". La giovane ha anche condiviso alcuni passaggi della chat dove l’operatore si scusa "per il disagio, capisco che questo può essere abbastanza frustrante".

"Non è frustrante - ha risposto Paola - è discriminante". E come lei la pensa il direttore della Normale, Luigi Ambrosio, che manifesta "profondo sconcerto" ed esprime "piena solidarietà e vicinanza" alla dottoranda, aggiungendo che "alle enormi prove che è costretta quotidianamente a vivere a causa delle proprie condizioni di salute, e che affronta da anni con grande coraggio e forza di volontà senza impedirle di compiere un’eccellente carriera universitaria, si aggiunge un ulteriore disagio, oltreché un senso di esclusione per non avere le stesse opportunità concesse agli altri cittadini". "Ci sembra, quest’ultima considerazione - conclude Ambrosio - l’aspetto più grave di questa incresciosa vicenda. Auspico un ripensamento di Ryanair"". Che prontamente è arrivato.