Don Zappolini e le dipendenze "Più casi con precarietà e povertà"

"La condizione di precarietà, anche quella attuale causata dal Covid, inducono molte persone a giocare. La precarietà facilita l’accesso all’azzardo. Ma, nel contempo, da una ricerca del Cnr di Pisa si evidenzia che la chiusura fisica dei luoghi del gioco d’azzardo, delle macchinette, ha prodotto un calo del gioco. Nello specifico, il 35% delle persone intervistate ha detto di aver ridotto, mentre il 23% addirittura di aver smesso. Ecco, questa forse è una strada che andrebbe colta dalla politica con coraggio per fare inziative che aggrediscano davvero questo problema". L’ha detto don Armando Zappolini, parroco di Ponsacco e presidente del coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza ieri mattina in collegamento con la trasmissione di Rai Uno "Uno Mattina".

Don Zappolini da anni è in prima linea nell’aiuto alle povertà e alle situazioni di disagio e di dipendenza. La sua partecipazione alla trasmissione Rai è stata in concomitanza con la promozione della campagna di sensibilizzazione "Mettiamo in gioco", iniziativa contro il gioco d’azzardo che in Italia imprigiona circa milioni di persone. Don Armando ha evidenziato anche come sia aumentato il numero di donne affette da ludopatia "anche se, sostanzialmente, il numero degli uomini è maggiore come in tutte le dipendenze". "Le dipendenze, qualsiasi tipo di dipendenza, da gioco, alcol e droghe, hanno più o meno le stesse caratteristiche – ha spiegato don Zappolini a ’Uno Mattina’ – Piano piano, da pensare di saperle gestire si arriva alla perdita della padronanza delle scelte fino a problema dei soldi. Perché le dipendenze costano".

g.n.