Disperato si getta in Arno: salvato da agenti-eroi

Gesto estremo dovuto a delusioni d’amore e all’ansia per il Covid. Un passante nota l’uomo, i poliziotti lo recuperano allo Scalo Roncioni

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di Gabriele Masiero

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l senso di solitudine, acuito dalle restrizioni imposte dalle misure anti Covid, lo hanno letteralmente schiacciato e lunedì sera un impiegato di 62 anni, pisano, ha deciso di togliersi la vita gettandosi in Arno dal ponte della Fortezza, dopo essersi stretto i polsi con delle fascette di plastica per non avere l’istinto di nuotare: l’uomo è stato salvato dall’intervento di quattro poliziotti che, dopo essere stati avvisati da un passante, sono riusciti ad afferrarlo e a tirarlo a riva salvandogli la vita. L’intervento è stato condotto insieme ai vigili del fuoco, ma è stata provvidenziale la prontezza di spirito di uno degli agenti che ha visto l’uomo in acqua trascinato dalla corrente e ha capito che sarebbe arrivato in prossimità della banchina dello scalo Roncioni ed è qui che l’assistente capo, Jhonni Tozzini, si è sporto per afferrarlo e riportarlo all’asciutto. A dar man forte al collega c’erano anche l’assistente capo Nicola Caravelli e gli agenti Camilla Matteuzzi ed Alessandro Scira: i quattro poliziotti hanno infatti messo in atto una sorta di catena umana riuscendo in pochi minuti a riportare sulle sponde il malcapitato, poi ricoverato con un evidente stato di ipotermia, ma senza altre gravi conseguenze.

È stato un passante a segnalare alla pattuglia, impegnata in un posto di controllo in via Santa Marta, a segnalare che un uomo aveva appena scavalcato il parapetto del ponte lanciandosi nel vuoto. n un lampo la pattuglia è giunta sul posto e con l’ausilio delle torce ha individuato il capo del sessantaduenne spuntare dall’acqua in balia della corrente. Durante le concitate fase dei soccorsi era giunta alla sala operativa la richiesta di aiuto di una donna che aveva detto di avere ricevuto un sms dal fratello che svelava intenti suicidi: di lì a poco i poliziotti hanno ricostruito l’intera vicenda e presso il domicilio del sessantaduenne hanno trovato anche due biglietti indirizzati ai familiari nei quali l’uomo spiegava i motivi del gesto, riconducibili a un disagio familiare, acuito dalla pandemia, in seguito alla conclusione di una relazione sentimentale di oltre vent’anni con la compagna. Nei due biglietti scritti dall’aspirante suicida di suo pugno c’era l’annuncio del suicidio nell’Arno, motivandolo, spiega una nota della questura, "con le delusioni della vita patite negli ultimi tempi, complice anche l’acuirsi della solitudine dovuta alla pandemia da Covid". A insospettire gli agenti c’erano però quelle fascette ai polsi e così quando il sessantaduenne si è ripreso dallo choc ha confermato agli agenti, prosegue la questura, di "avere tentato di togliersi la vita perché fortemente sconfortato dai recenti eventi familiari che lo avevano colpito (la separazione dalla compagna, la morte dei genitori e dell’amato cane) e li ha ringraziati per la professionalità e l’abnegazione con le quali gli avevano salvato la vita"..