«Esplosivi nel cuore del nostro bosco. Il Parco subisce decisioni dall’alto»

Il presidente Maffei Cardellini contro il progetto della base militare

Giovanni Maffei Cardellini è il presidente del Parco Naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli

Giovanni Maffei Cardellini è il presidente del Parco Naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli

Pisa, 18 marzo 2018 - Il boccone più amaro è quell’area di manovra di esplosivi nel cuore del bosco. Una imposizione da parte di Camp Darby che il Parco ha dovuto accettare, cercando al più di limitare i danni. Una operazione ‘difficile da digerire’. E sulla quale il presidente Giovanni Maffei Cardellini prova a fare chiarezza. «Com’è facile immaginarsi, rispondere alle normative di sicurezza per uno dei più grandi depositi di armi d’Europa – spiega – ha significato progettare l’area di manovra degli esplosivi in un punto sufficientemente distante da non raggiungere, in caso di incidente esplosivo, abitati e luoghi dove vivono o lavorano le persone. Non si è potuto fare un tracciato più breve, ci è stato spiegato, si è dovuti arrivare nel cuore del bosco, dove si trova la Lama di Leccio Torto e non può che tagliarla. Motivi generali di sicurezza, non tanto nazionale, quanto personale, rendono l’opera, ci è stato detto, necessaria e non rinviabile».

Di qui la necessità di arginare l’offensiva scattata per la realizzazione del braccio di binario che collegherà la base alla ferrovia: «Abbiamo svolto il nostro ruolo nell’ambito delle competenze che ci sono state assegnate dal Comipar, il comitato che ha deciso l’intervento di Camp Darby. Siamo sicuri di averlo svolto con coscienza, ma la decisione del Comipar di approvare un progetto di tale dimensione senza consultare in via preventiva e in modo più attento il Parco e gli altri enti territoriali, ci ha lasciati soli di fronte ad interventi complessi e di difficile gestione. È vero che la competenza della valutazione paesaggistica è stata affidata dal Comipar alla Soprintendenza, che ha approvato prima di noi il progetto, ma la totale mancanza di elaborati architettonici e disegni che evidenziassero l’inserimento nel contesto territoriale e paesaggistico delle opere, ha reso molto difficile una nostra valutazione e il conseguente impatto sulle aree boscate».

Resta la convizione di aver fatto tutto il possibile: «Si pensi – dice Maffei Cardellini – che al termine dell’intervento l’area nuovamente riportata al naturale, grazie alle demolizioni, è il doppio del terreno consumato dalla ferrovia e dal terminal logistico».

La riflessione, però, si amplia: «Molti al Parco chiedono di essere una risorsa per il turismo, un certificato di qualità per l’intero territorio, di andare a pulire quello che viene buttato nei boschi e nelle spiagge, di mantenere il patrimonio edilizio: naturalmente senza spendere. L’approvazione del progetto è l’occasione per chiedere che sia affrontato, dalla Regione e dallo Stato, il tema dei Parchi. Il Parco non è una noia burocratica, come ci è stato fatto capire anche in questa occasione, per di più con la sensazione di essere forte con i deboli e debole con i forti. Un parco non è solo un luogo eccezionale, un lusso per la comunità, ma il modello di un assetto del territorio adeguato ai nostri tempi. Perché tutti hanno il diritto di vivere in un parco, nell’aria pulita, di passeggiare in un bosco, non solo i miliardari o chi manovra gli esplosivi».