Finti investimenti in criptovalute: investitori truffati per 15 milioni di euro

I carabinieri di Pisa sono riusciti ad incastrare banda criminale internazionale

Pisa, 16 dicembre 2022 - Con una telefonata alle vittime chiedevano di investire piccole somme in criptovalute. Quindi, conquistata la fiducia dei clienti, proponevano di investire cifre molto più ingenti che, una volta versate, sparivano. I carabinieri del comando provinciale di Pisa hanno incastrato una banda italo-albanese accusata di aver truffato investitori per oltre 15 milioni di euro.

Il modus operandi. Il modus operandi della banda si attuava in tre step. In una prima fase, l’approccio iniziale consisteva nel garantire un immediato guadagno economico a fronte di un piccolo investimento delle vittime, che serviva a convincerle della proficua rendita dello stesso. Successivamente la vittima  - confortata dalla consultazione di una ingannevole piattaforma internet, del tutto fittizia -, veniva poi contattata da un finto broker e convinta ad investire sempre più denaro. In una seconda fase, veniva stabilito fra gli investitori e i falsi promotori finanziari un “rapporto di fiducia”, che consentiva a questi ultimi (tramite specifici software di controllo del pc da remoto) di accedere alle pagine personali dell’home banking delle vittime, ottenendo così contezza dei dati personali e della situazione economica di queste ultime e riuscendo, in molti casi, a convincerle ad investire l’intero capitale economico disponibile.  Infine, in una terza fase, la vittima, che scopriva l’inganno alla richiesta dell’incasso, veniva contattata, poco tempo dopo, da altri sedicenti appartenenti a società di recupero crediti che convincevano la stessa a versare ulteriore denaro per recuperare le somme perdute ovvero la inducevano a intestarsi quote di nuove società, costituite ad hoc dagli stessi indagati.

Le vittime. Numerosi i reati ricostruiti tra cui se ne citano alcuni emblematici tutti a Pisa. Una donna della Provincia di Pisa veniva contattata telefonicamente da un primo broker, ne incontrava di presenza altri che le prospettavano investimenti vantaggiosi a rischio zero di trading on line in criptovaluta su una piattaforma, con la possibilità di disinvestimento in qualsiasi momento e la inducono ad aderire all’offerta, mediante versamento in diverse tranche di denaro tramite bonifico effettuato su un conto acceso presso una banca lituana. Alla fine alla donna vengono sottratti 85.000 euro  Un’altra donna, sempre della provincia di Pisa, veniva contattata telefonicamente da un sedicente broker, ne incontrava altri nel suo comune di residenza, veniva convinta a fare la stessa trafila analizzata nel primo caso e, come risultato, con le stesse modalità, perde la considerevole cifra di oltre 250.000mila euro. Particolarmente emblematico è il caso di due donne che, vittime di analoghi artifici e raggiri, arrivano ad investire la considerevole somma complessiva di 1.290.000,00, oltre ad effettuare un altro versamento per tentare di recuperare il capitale già investito.

Gli esiti. La banda però è stata individuata e fermata. Per questo quattro persone, tre albanesi e un italiano, sono stati arrestati dai carabinieri pisani, in esecuzione di altrettante custodie cautelari in carcere eseguite tra Tirana, Cagliari, Padova e Piacenza dai carabinieri di Pisa, nell'ambito di un'indagine coordinata dalla procuratore pisana, che ha portato al sequestro anche di tre milioni di euro nei confronti dei conti correnti e depositi bancari nella disponibilità degli arrestati ai quali si aggiunge un altro soggetto collegato, ma non partecipe alla banda dedita alle truffe. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, truffa aggravata ed esercizio di intermediazione finanziaria in assenza di abilitazione, connessi a investimenti di ingenti somme di denaro in titoli e criptovalute e di riciclaggio. L'indagine è stata avviata nel maggio 2019 dai militari del nucleo investigativo pisano e coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Porpora con il supporto di Eurojust, tramite la quale è stata costituita una squadra investigativa comune italo albanese.