Vaccini anti-Covid, "Terza dose a tappeto? Troppo presto per dirlo"

L’infettivologo, professor Marco Falcone: "Necessaria per sanitari, anziani e fragili. Monoclonali per gli immunodepressi. Grande attenzione agli under 12"

Vaccini

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Pisam 9 ottobre 2021 - Più dosi, anticorpi immunizzanti e reazioni avverse. L’infettivologo Marco Falcone (Unità operativa di malattie infettive) risponde ai dubbi di tante persone.  

Professore, si sta discutendo se e quando fare la terza dose. È necessaria per tutti? "E’ indispensabile una premessa: questa è una malattia nuova per la quale siamo riusciti a rendere disponibile, a livello mondiale, un vaccino, la cui efficacia nella protezione della malattia è molto alta, ma quale sia la durata di questa protezione e quale il numero di dosi che garantisce la copertura massima ancora non lo sappiamo. Dobbiamo basarci sui dati". 

Molti aspetti ancora sconosciuti eppure, si dice con certezza che i vaccini sono sicuri. "Conosciamo bene le conseguenze per chi non fa il vaccino: in India e Brasile le morti per Covid sono altissime. E’ stato calcolato che in assenza del vaccino sarebbero decedute 100 milioni di persone nel mondo, sarebbe stata un’ecatombe per gli anziani. Il dato che abbiamo è che i vaccini hanno abbattuto le infezioni e la mortalità. Nelle terapie intensive l’80-90% per cento sono non vaccinati. Quello che non sappiamo ancora è quanto duri l’immunità". 

E allora? "Il sistema immunitario degli anziani e di soggetti con patologie hanno una risposta inferiore al vaccino. Al momento, la terza dose è indicata per queste categorie e quelle a rischio, i sanitari. Abbiamo visto anche noi casi di reinfezione per gli operatori sanitari vaccinati con doppia dose: sono esposti al virus in modo continuativo. Sul fatto di destinare una terza dose a tappeto a tutta la popolazione ancora non mi esprimo". 

E chi scopre, pur essendo vaccinato, tramite esami del sangue (anticorpi immunizzanti), di avere valori bassi? "Gli anticorpi neutralizzanti hanno la capacità di legarsi al recettore che il virus utilizza per entrare nella cellula, così lo bloccano. Il meccanismo dell’immunità, però, è complesso. Non c’è automatismo tra il livello degli anticorpi immunizzanti e la capacità di bloccare il virus. Dipende, infatti, dalla capacità di indurre la memoria immunologica. Ecco perché non si può ancora parlare di terza dose per tutti. Per alcune categorie come gli oncologici, gli immunodepressi, che non possono sospendere la terapia, l’idea è di utilizzare gli anticorpi monoclonali in maniera profilattica. Un metodo non ancora approvato ma allo studio". 

Chi ha già molti anticorpi non rischia nel fare il vaccino? Non può essere pericoloso? "Direi di no. Era questo uno dei dubbi sui vaccini quando sono stati prodotti all’inizio. Molte persone che hanno avuto il Covid e non lo sapevano si sono vaccinate. Non ci sono casi accertati di risposta peggiorativa in chi si era già ammalato nei mesi scorsi. Gli anticorpi di chi guarisce sono migliori contro tutto il virus, quello da vaccino su un pezzetto. Ma chi si è ammalato per gran parte ha contratto il virus originale e quindi è più scoperto per le varianti che vengono coperte dal vaccino". 

Chi valuta l’opportunità o meno (se gli anticorpi sono già elevati) di fare il vaccino? Il medico vaccinatore? "La parola spetta al medico che vaccina, ma le indicazioni alla vaccinazione sono ministeriali e il consenso è poi informato. Il medico dà un consiglio".

E nei piccoli: si sta già parlando della fascia under 12? Se un bambino ha già contratto il Covid, è bene fare il vaccino o sarebbe utile attendere? "Sui bambini, bisogna utilizzare la massima cautela e avere grande serenità. Sarà valutato il rapporto costi-benefici. Certo, per debellare la malattia, si deve vaccinare tutto il mondo. Anche qui bisogna vedere i dati. E, comunque, sarebbe bene procedere prima con chi non ha avuto la malattia poi con chi l’ha già contratta".