Studente morto, il criminologo Meluzzi: "Conoscere le 'seconde vite'’ è determinante"

"Va ricostruito tutto il mondo emotivo e relazionale del ragazzo negli ultimi tempi. Il cadavere 'parla', ma parlano anche altri elementi che vanno tutti ascoltati"

Migration

Pisa, 3 agosto 2021 - "Scandagliare le second life del giovane". Ammesso che ne avesse. Un passaggio importante, secondo lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, per capire cosa può essere successo a Francesco Pantaleo, fantasma per alcuni giorni a Pisa e poi scoperto cadavere dilaniato dalle fiamme. Indagano i carabinieri del nucleo investigativo.

"Il cadavere parla – spiega Meluzzi –, ma parlano anche altre cose". E c’è bisogno di "ascoltare" tutti questi elementi, rileva il criminologo, per arrivare alla verità. Comprese le eventuali second life del 23enne, secondo l’esperto opinionista di "Quarto Grado" che, davanti ad un pc svuotato, al tentativo di annullare la geolocalizzazione del cellulare, ritiene che si debba approfondire anche la dimensione web dello studente, dove si radicano nuove vite parallele o nuove avventure, capaci anche di produrre effetti che sono di ostacolo alla "real life": un mondo popolato da personaggi di ogni tipo e dove il proprio stesso avatar può essere un alter ego pericoloso. "Ritengo che in un caso come quello dello studente pisano – aggiunge Meluzzi – sia necessaria una perizia in grado di ricostruire il mondo emozionale vissuto dal giovane, nelle ultime ore, settimane o mesi. E’ un caso molto enigmatico quello che si presenta agli investigatori".

Il luogo del ritrovamento del cadavere (Foto Valtriani). Nel riquadro il giovane
Il luogo del ritrovamento del cadavere (Foto Valtriani). Nel riquadro il giovane

Che non escludono nulla, appunto, dall’omicidio al suicidio. "Davanti abbiamo tre ipotesi: quella dell’omicidio, ovvero l’uccisione seguita dal tentativo, attraverso il fuoco, di cancellare tracce riconducibili al killer – spiega Meluzzi –. Abbiamo l’ipotesi dell’incidente, che è priva per evidenze di interesse investigativo. Abbiamo la pista del gesto autolesionistico da contestualizzare e, soprattutto, da capire se qualcuno lo ha istigato: è a questo punto che diventa determinante analizzare a fondo, il mondo emotivo e relazionale del giovane e tutte le sue dimensioni. Il suicidio è un gesto dimostrativo: uno si cosparge di benzina e si dà fuoco per affermare qualcosa. E in questi casi la modalità è cruenta. Ce lo dice la storia di manifestazioni politiche e di torce umane. Un gesto che possiamo trovare anche nella cronaca di un insuccesso".

Il suicidio è al momento è solo una pista. Di certo c’è solo una drammatica fine, e quel turbamento che lo ha spinto ad uscire dalla casa che condivideva con altri studenti senza fare ritorno. Turbato, ma da cosa, visto che era un ragazzo intelligente e volenteroso? La triennale in ingegneria informatica gli stava creando qualche difficoltà in più, anche se esami ne aveva dati? L’appuntamento con la tesi, dato per vicino ai genitori, era invece ancora un po’ distante? Domande aperte. Ma non le sole. Cosa ci faceva in quel posto? Aveva un appuntamento? Ecco perché il vissuto del 23enne deve finire ai raggi "X".