Morta a 31 anni in ospedale. Radiologo e chirurgo a processo

Secondo l’accusa la causa del decesso è un aneurisma "ignorato"

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Pisa, 31 gennaio 2018 - Una morte "che poteva essere evitata", due noti medici di Cisanello a processo per omicidio colposo. Inizierà a metà giugno la maratona giudiziaria per fare chiarezza sulla tragica fine di Katia Spinesi, vecchianese, scomparsa all’età di 31 anni in ospedale per un "aneurisma – secondo l’accusa – ignorato". Nella mattinata di ieri il giudice per le udienze preliminari Pietro Murano ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Aldo Mantovani, dopo aver ascoltato la ricostruzione di quella terribile storia.

In aula anche i familiari – che si sono costituiti parte civile con il legale Giovanni Berti Mantellassi – della ragazza che hanno rivissuto con dolore attraverso le parole dei legali i suoi ultimi momenti di vita: difficile per loro trattenere le lacrime. Presente come responsabile civile anche l’Azienda ospedaliera con l’avvocato Patrizio Pugliese. Secondo l’accusa le responsabilità – a vario titolo e a vario livello – andrebbero a ricadere appunto su un radiologo (assistito da Del Corso) e un chirurgo d’urgenza (assistito da Petrini) a causa di una mancata diagnosi.

I fatti. La disgrazia si consuma il 4 febbraio 2014, giorno in cui la donna si rivolge al pronto soccorso con forti dolori addominali. Proprio lì, attraverso una prima serie di esami, il personale sanitario le diagnostica una pancreatite acuta. Da qui il trasferimento in chirurgia d’urgenza per poter proseguire il trattamento farmacologico in terapia subintensiva. Le sue condizioni vengono monitorate costantemente anche per valutare l’eventuale necessità di un intervento alla cistifellea, ma niente – secondo la difesa – avrebbe potuto anche solo far ipotizzare il triste epilogo.

Il peggioramento del quadro clinico della Spinesi, infatti, avviene in modo repentino, tanto da far pensare che possa essere stato indotto da una delle molteplici complicazioni legate alla sua patologia. Quindi l’operazione con il decorso almeno apparentemente regolare. Almeno fino alle 6 del venerdì mattina quando il cuore della giovane smette di battere: un aneurisma in corso "non visto – stando alla tesi della Procura – e trascurato" sarebbe la reale causa del decesso. Il processo servirà a stabilire la realtà dei fatti.