Scuola, i prof chiamati anche durante la notte. "Basta chat con genitori e studenti"

Anche a Pisa si pensa a una stretta social, Caruso: "Spesso viene fatto un uso incontrollato". Ecco che cosa ne pensano i presidi

Le chat su WhatsApp

Le chat su WhatsApp

Pisa, 22 aprile 2022 - "Ta-da", il suono onomatopeico della messaggeria WhatsApp rompe il silenzio della notte. Il cellulare trilla vivace infischiandosene dell’orario o del giorno. E’ la vigilia di Natale? Fa niente. E’ mezzanotte? Ce ne faremo una ragione. "E’ il mondo delle chat, bellezza". Fra le più attive spesso vi sono proprio quelle di classe, laddove convivono genitori, professori e alunni.

Le chat su WhatsApp
Le chat su WhatsApp

Comunicazioni utili sommerse da infinità di commenti fuori luogo e (talvolta) perfino offese. "Alcuni insegnanti sono stati chiamati alle ore più impensabili della notte – scuote la testa Salvatore Caruso, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero Matteotti nonché coordinatore dei presidi pisani –. Qualche docente poi è venuto a lamentarsi con me il mattino successivo. La maleducazione di chi esagera è lampante, ma (a mio avviso) è sbagliato anche l’approccio di tanti professori. Perché diffondere il proprio numero di cellulare? Io non autorizzo le chat, non l’ho mai fatto. Le comunicazioni della scuola devono avere un carattere ufficiale".

Insomma Caruso approva il provvedimento redatto dall’associazione nazionale dei presidi del Lazio che ha deciso di dire basta all’uso e abuso dei social network soprattutto per i prof. Il nuovo codice prevede di "evitare le chat con genitori e studenti se non per questioni di natura urgentissima come le gite saltate" e lo stop ai contenuti pubblicati sui social "che ledono l’immagine degli istituti scolastici". "Mi auguro che un simile provvedimento sia esteso – sospira Caruso –. Ne voglio parlare con i miei colleghi. Non nego l’utilità pratica delle chat, per carità. Per le comunicazioni urgenti si tratta di uno strumento utilissimo, ma ne viene fatto un uso incontrollato, incontrollabile e spesso perfino dannoso".

Un’analisi condivisa da Federico Betti, dirigente scolastico del Da Vinci-Fascetti: "Le chat? Strumenti senz’altro utili – ammette –, ma è necessario fissare nuovi e precisi paletti. Nella quotidianità dobbiamo tornare a utilizzare i canali ufficiali. Poi, in caso di emergenza, possiamo ricorrere a strumenti più diretti di comunicazione. Ciò che è stato utile durante i mesi di Covid rischia, in altri contesti storici, di diventare dannoso".

Adriana Piccigallo, preside del Liceo Scientifico Ulisse Dini non ha dubbi: "I provvedimenti devono essere discussi negli organi collegiali – dice –. Posso tuttavia offrire un mio giudizio personale. Spesso in queste chat di classe si rincorrono opinioni e giudizi senza alcun filtro. Parole in libertà che poi creano situazioni sgradevoli. Mi è accaduto di leggere commenti particolarmente offensivi". Sandra Ca pparelli, preside del Carducci aggiunge: "Ho sconsigliato ai professori – dice – di partecipare a queste chat. Abbiamo dei canali diretti interni che funzionano allo stesso modo di WhatsApp, ma che garantiscono un percorso adeguato". "Non sono contro le chat a priori – continua Capparelli –, ma osservo una mancanza di educazione nell’uso corretto. I contenuti di molti messaggi (mancando poi di tutta la comunicazione non verbale) spesso vengono mal interpretati o, addirittura, intesi al contrario.

Ciò conduce a incomprensioni che generano tensione". "Dopotutto è normale – conclude –. In una chat di classe insistono tante persone diverse, ognuna con il proprio carattere e la propria sensibilità. Utilissime durante l’emergenza Covid, oggi sono sempre di più sono convinta che la migliore forma di comunicazione resti quella diretta: guardiamoci negli occhi".