Caso Scieri, l'ex comandante della Folgore sceglie il rito abbreviato

Celentano: «Sono sorpreso e dispiaciuto della ricostruzione prospettata dalla procura, perché nel nostro ambiente e nella forza armata i fatti di goliardia ci sono sempre stati ma non certo quello di cui si parla in questa vicenda»

Emanuele Scieri, il giovane allievo parà trovato morto nel 1999 all’interno della caserma «Gamerra»

Emanuele Scieri, il giovane allievo parà trovato morto nel 1999 all’interno della caserma «Gamerra»

Pisa, 7 maggio 2021 - «Ho scelto di farmi giudicare con il rito abbreviato anche se avrei preferito naturalmente non essere coinvolto in alcun processo. Ma spero di chiudere la vicenda il prima possibile». Lo ha detto l'ex comandante della Folgore, Enrico Celentano, presentandosi oggi in aula all'udienza preliminare del processo per la morte di Emanuele Scieri, il parà morto nella caserma 'Gamerra' di Pisa il 13 agosto 1999, nel quale è imputato di favoreggiamento.

«Sono sorpreso e dispiaciuto della ricostruzione prospettata dalla procura - ha aggiunto - perché nel nostro ambiente e nella forza armata i fatti di goliardia ci sono sempre stati ma non certo quello di cui si parla in questa vicenda». Il riferimento di Celentano è al fatto che i tre principali imputati sono accusati di omicidio in concorso per avere compiuto su Scieri un atto di nonnismo che lo fece precipitare dalla vetta di una torre di prosciugamento dei paracadute procurandone la morte. «La goliardia era tollerata come avviene nelle università e nelle scuole - ha spiegato l'ex comandante della Folgore - ma di sicuro non si arrivava a fare queste cose. Non credevo possibile che potesse accadere nel nostro ambiente, fatto di gente che rispetta le regole e vuole bene alle famiglie e alla propria terra». Celentano ha poi aggiunto: «Ho sempre pensato che la morte di Scieri non fosse stata causata da qualcuno. C'è stata probabilmente omertà e direi che queste persone, se sono davvero colpevoli, non meritavano di far parte della Folgore».