Caso Scieri, Celentano non risponde "Pendente il giudizio in appello"

L’ex generale, come Romondia, ha parlato degli episodi di nonnismo e dello "Zibaldone"

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Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere sul caso Scieri, il 26enne parà trovato morto nella caserma Gamerra il 16 agosto 1999, tre giorni dopo la sua uccisione, per la Procura, in seguito alla furia dei nonni. L’ex generale Enrico Celentano e l’ex aiutante maggiore Salvatore Romondia erano stati chiamati a testimoniare in aula per il processo che vede imputati gli ex commilitoni Alessandro Panella e Luigi Zabara. Ma, assistiti dagli avvocati Francesco Virgone e Barbara Druda, non hanno risposto alle domande sul decesso del giovane siracusano: per loro è pendente il giudizio in appello (assolti in primo grado). L’ex comandante della Folgore ha però ribattuto sugli episodi di nonnismo. "Erano accaduti una serie di eventi negativi che riguardavano il funzionamento di quel posto". L’avvocato Ivan Albo di parte civile che, con la collega Alessandra Furnari, tutela la famiglia Scieri, ha poi domandato dello "Zibaldone di circa 120 pagine consegnato da Celentano formalmente nel 1998 ai comandanti di corpo", una raccolta di diverso materiale, vignette, pensieri che ha suscitato molte polemiche. Prossima udienza mercoledì 14: saranno ascoltati i medici legali sulla nuova autopsia eseguita sul corpo di Lele con tecniche all’avanguardia.

Antonia Casini