"Caro bollette, così il terzo settore muore"

Falorni (Fondazione Maffi): "Celebriamo i 75 anni ma se la politica non interviene rischiamo di sparire". Uno spettacolo al "Verdi"

di Gabriele Masiero

PISA

"Il contenuto vince sempre, ma aggiungo anche che servono impegni certi della politica per garantire al terzo settore di continuare a svolgere quel servizio indispensabile per le comunità che oggi, con il caro bollette, è invece a rischio. Noi abbiamo risorse per andare avanti altri due anni, poi se non cambia qualcosa si chiude". Il presidente della Fondazione Casa Cardinale Maffi onlus, Franco Falorni, presenta così lo spettacolo che andrà in scena il prossimo 30 settembre alle 21 al teatro Verdi di Pisa (a ingresso gratuito, prenotazione posti inviando mail con nome e cognome a [email protected]) nell’ambito delle celebrazioni per il 75o anniversario della fondazione, che offre servizi sanitari e sociosanitari in regime residenziale, semiresidenziale e ambulatoriale per anziani, malati di Alzheimer o in stato vegetativo, disabili fisici e psichici; e a tutti in regime convenzionato o privato, servizi di riabilitazione ortopedica e neurologica presso il centro di riabilitazione, dotato di piscine terapeutiche, a Collesalvetti. La Fondazione ha 8 sedi operative in Toscana (nelle province di Pisa, Livorno e Massa Carrara) e in Liguria (La Spezia), con un totale di circa 500 posti e 20 mila interventi riabilitativi all’anno.

"Il contenuto vince?" è il titolo dello spettacolo scritto da Lamberto Giannini e diretto dallo stesso Giannini e Rachele Casali che porterà in scena 17 assistiti della Fondazione Maffi, 14 operatori delle sue 8 strutture (educatori, terapisti occupazionali, psicologi, fisioterapisti, oss, terapisti della neuro psicomotricità dell’età evolutiva e animatori), e alcuni volontari dell’associazione Holtre. "Il teatro è pulsione - osserva Giannini - e se lo decliniamo con il politicamente corretto lo si uccide. Noi invece rappresentiamo la vita così com’è mettendo sullo stesso piano disabili e operatori che si cimentano per la prima volta con la recitazione: ognuno dunque penserà a sé e a dominare l’ansia che ogni volta colpisce l’attore sul palco. Non c’è buonismo, ma realismo. Sarà lo spettatore alla fine a decidere che cosa ha realmente visto".

Del resto, aggiunge Falorni, "vogliamo rappresentare quello che siamo, senza infingimenti e con le nostre difficoltà, perché spendiamo circa 800 mila euro di bollette in più eppure non ci fermiamo ma sappiamo che se continua così avremo vita breve: la politica decida se il terzo settore ha ancora ragione di esistere o se invece si deve passare la mano ai fondi di investimento che investono nel sociosanitario sapendo, però, che se i margini di guadagno di assottigliano drammaticamente qualcuno, mi si passi la metafora brutale, staccherà la spina in una Rsa o una Rsd per riattaccarla in un allevamento di mucche in Argentina che rende profitti più immediati, puntando quindi sul contenitore piuttosto che sul contenuto".