La mamma del beato Acutis: "Carlo parlava di cose prima che accadessero"

La signora Antonia Salzano oggi al Santuario della Madonna dell'Acqua di Cascina racconterà l’infanzia di suo figlio

Carlo Acutis

Carlo Acutis

Cascina, 23 ottobre 2021 -  "Il segreto di Carlo? L'amore. Ha rincorso sempre l'amore per Dio e per il prossimo. Soprattutto in concreto: ha aiutato tanta gente". A parlare è la madre del Beato Carlo Acutis, Antonia Salzano, ospite oggi pomeriggio, dalle 16.30 alle 18.30, del Santuario della Madonna dell'Acqua di Cascina, parrocchia che, con la messa e l'eccezionale incontro di oggi, conclude una serie di celebrazioni iniziate lo scorso anno su un ragazzo speciale, morto a 15 anni e chiamato il "santo in blu jeans"

A sentirla parlare viene in mente quello che è emerso dai racconti fatti dopo la scomparsa di Carlo, di come con le paghette comprasse coperte e sacchi a pelo per i senzatetto e di come la sera, dopo lo studio, andasse in strada a portar da mangiare agli ultimi, dando fondo a tutte le sue risorse.

Famiglia cattolica come tante, di fatto laica, non praticante, Antonia spiega come lei e suo marito avessero messo piede in chiesa solo per la prima comunione e il matrimonio. Era stato Carlo, con una fede pressoché innata, a guidarli in un percorso cristiano che da allora seguono con gioia. Incontrarla per questa intervista è un privilegio.

Signora Salzano, cosa vuol dire oggi essere la madre di Carlo Acutis?

"È inusuale che i genitori di un Beato gli sopravvivano - dice sorridendo - e avere un figlio così non vuol dire essere come lui, si rischia di deludere i fedeli... È un onore non semplice e ci sentiamo impegnati a portare avanti la sua esperienza spirituale, le sue tante mostre, le sue iniziative sperando che sia utile a tante persone per arrivare a Gesù. Carlo era un ragazzo speciale, unico, con una fama internazionale: il suo esempio ci obbliga ad un certo tipo di rinunce e lo facciamo con il cuore perché è un'occasione per santificarci. Dico sempre che lui è stato il mio piccolo salvatore perché, provenendo da un ambiente pressoché laico, se non lo avessi avuto non avrei mai iniziato questo percorso...".

Parliamo del suo libro uscito da poco, "Il segreto di mio figlio", edito da Piemme. Qual era il segreto di Carlo?

"L’apostolo Giovanni diceva sempre “Dio è amore” e Carlo ha inseguito sempre l’amore, per Dio e per il prossimo. Aveva riportato, su una croce fatta da lui, le parole di Giovanni Paolo II: “Spalancate le porte a Cristo, non abbiate paura”. Grande maestro di Carlo è stato San Francesco, ricordato come umile: il segreto è appunto questo, farsi piccoli e aprirsi a Cristo. Sembra una sciocchezza ma una società dell’io, come questa, esclude Dio. Basta mettersi in una posizione per cui tutto ciò che c’è di buono viene da Dio, mentre il male lo facciamo noi. Oltre ai siti per istituzioni varie, alle mostre, ad iniziative divulgative, mio figlio faceva tante cose concrete: non solo assistere gli ultimi per strada, ma aiutare tutte le persone che soffrono. Guardi, le racconto un inedito riferitomi dalla sua catechista. Per un periodo andava sempre a trovare un amichetto che aveva gravi problemi familiari e un giorno disse che voleva fargli un regalo. “Ma non una cosa che compro – aveva detto – voglio dargli una cosa mia a cui tengo”. Insomma non era importate dare cose materiali, ma metterci il cuore. E aveva solo sei anni...."

Storicamente, in ogni era, non sono mancate le critiche ai giovani, tipo “ai miei tempi”. Dal bullismo all’individualismo e agli effetti della pandemia, i disagi sociali oggi sono tanti. Secondo lei, se potesse, che direbbe oggi Carlo ai giovani?

"Avrebbe detto: 'Non perdete mai la speranza'. Senza fare discorsi di fede, credenti o no, oggi i ragazzi hanno bisogno di speranza e ottimismo, anche nei momenti difficili. Carlo nella sua breve vita ha fatto tante cose, senza mai sprecare un attimo. La sua fede lo faceva essere lungimirante e lo portava a investire sul futuro. "La tristezza – diceva - è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la verità è lo sguardo rivolto verso il futuro". L’individualismo ci ripiega su noi stessi, ma Carlo ricordava che c’è sempre chi soffre più di noi e che non siamo assoluti nell’universo, ma legati l’un l’altro: se sta male uno, stanno male anche gli altri".

Come genitore di un figlio come Carlo, cosa sente di dire a chi ha il difficile compito dell’educazione?

Il genitore deve essere un testimone credibile, non delegare agli altri, a tv o a social network, deve spendere magari poco tempo ma di qualità, perché a tre anni già i bambini sono recettori incredibili, anche per impostare un discorso di fede.

Carlo ha avuto una tata polacca molto devota: può essere stata lei la molla per la sua fede?

"La tata è stata importante, come la scuola materna può aver avere avere influito. Ma credo che lui sia nato così: era un bambino generoso, sensibile, curioso, amava la lettura, a quattro anni leggeva… Entrare in chiesa, pregare, fare la comunione, dire il rosario, l’amore per il prossimo, tutto questo, fatto quotidianamente, è venuto spontaneamente da lui".

Non la meravigliava?

"Ero anche io una figlia unica, come lui, per cui non avevo termini di paragone, ma poi sì, mi stupiva, soprattutto perché era un bimbo buono e ubbidiente: non ricordo di aver mai dovuto alzare la voce. Era estremamente sincero, umile, non cercava mai di mettersi in evidenza: si figuri che un giorno a scuola aveva preso il voto più alto ed era dispiaciuto per i suoi compagni che lo avevano preso più basso e ci avevano pianto. Piccoli particolari, ma che fanno la persona. Lui diceva: Perché sminuire la luce degli altri per far brillare la propria? Penso che la grandezza della santità è proprio nell’essere superiori a certe cose. Riprendo parole sue: che giova all’uomo vincere mille battaglie se poi non è capace di vincere se stesso? Lui si dava addirittura voti sul comportamento e si analizzava. Gli è stato riconosciuto di aver vissuto pienamente le virtù cristiane. Diceva che la conversione non è un processo di aggiunta ma di soppressione e che bisogna spostare lo sguardo dal basso verso l’alto".

Aveva addirittura predetto la sua morte.. Che pensò allora?

"Carlo era allegro, simpatico, diceva tante cose, noi lo ascoltavamo e ci facevamo caso il giusto. Aveva predetto anni prima come sarebbe morto e dopo la sua scomparsa trovai il video, girato due mesi  prima, in cui l’annunciava. Aveva una grande capacità intuitiva e spesso parlava di cose prima che accadessero. Perché non so. So che ha vissuto una grande dimensione spirituale ed una vita coerente. Segni? Tanti. Continui. Il più bello? Mi è apparso in sogno dicendomi che sarei stata di nuovo mamma ed oggi ho accanto a me i due gemelli che sono arrivati undici anni fa".

Oggi le spoglie di Carlo, trovate intatte a distanza di anni, riposano nella basilica della Spoliazione ad Assisi, dove aveva annunciato che avrebbe voluto esser sepolto, meta di continui pellegrinaggi. Nel mondo si parla di svariati miracoli e la vita di questo ragazzo eccezionale continua a stupire e a raccogliere in suo nome milioni di persone che hanno fede.