"Caprona contro Dante tra amaro e goliardia"

Adriano Prosperi, professore emerito della Scuola Normale: "Il Sommo Poeta era, innanzitutto, un cittadino del mondo"

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di Eleonora Mancini

Con la rimozione, ieri, dello striscione ‘anti-Dante’ a Vicopisano si direbbe chiusa la polemica che ha ravvivato gli ultimi due giorni. L’episodio, però, porta con sé interessanti spunti di riflessione che in qualche modo connotano caratteri e comportamenti sociali che a più riprese risvegliano in alcuni pisani l’antico ‘odio’ verso Firenze e i suoi cittadini. Sul tema si esprime, contattato da La Nazione, uno dei più autorevoli storici italiani, Adriano Prosperi, professore emerito della Scuola Normale.

Professore, come commenta questa vicenda?

"La reazione è interessante. Nel momento in cui tutta l’Italia si gloria di Dante, a Vicopisano nasce questa protesta locale contro di lui. Questo piccolo episodio ha il suo interesse perché fa venire in mente il tentativo di liberarsi del passato, delle cose che imbarazzano o che danno vergogna".

A Caprona ci si può vergognare di Dante?

"Dante racconta un episodio storico che va contestualizzato e che risale al tentativo fiorentino di prendere Pisa. Ma prendersela con Dante perché fiorentino forse è inappropriato. Dante è innanzitutto un cittadino del mondo e conosciamo molto bene le sue invettive contro Firenze. Forse varrebbe la pena approfittare di quello che Dante rappresenta nel mondo per uscire dalla chiusura provinciale".

Professore, perché ancora oggi si risvegliano questi "sentimenti di parte"?

"Sentimenti che lo stesso Dante detestava: lui sognava la pacificazione. Forse, questa forma di contestazione significa che in qualche modo si è allentata la sensazione dell’essere tutti cittadini della stessa realtà politica. Si è come allentato il senso di appartenenza alle nazioni, forse anche a causa della creazione dell’Europa, o forse perché si è appannato il senso della storia. Ecco perché in America le statue di Colombo vengono infangate, diroccate".

Qualcosa di simile forse sta accadendo nel nostro senso di appartenenza?

"Il senso di appartenenza locale, per molti anni, si è basato sui giochi di quartiere, dal Palio di Siena al Gioco del Ponte, uno contro l’altro, nei quali si rivanga un tempo lontano e si ridà vita a una città che è altrimenti da sola non accende i cuori di chi lo abita. E allora c’è bisogno di risvegliare, almeno per scherzo, questo senso di appartenenza che prima si appoggiava anche ad altri segni dell’identità, come il patrono".

E ora?

"Ora ci si risveglia con Pisa contro Firenze, un misto tra gioco e denuncia di un senso di non appartenenza, di visione non storica del passato. Denota insomma il bisogno di riaccendere, attraverso una frattura, un senso di appartenenza al proprio paese che si è smarrito, come smarrito è il senso della storia".

Una storia che andrebbe conosciuta ma non rivendicata?

"Che andrebbe ‘dimenticata’. Dopo l’Unità d’Italia, Genova offrì a Pisa le catene del porto, oggi nel Camposanto, che furono spezzate e portate via dai genovesi durante un assalto. Questo gesto simbolico incarna la riflessione di Ernst Renan sul significato di nazione: la nascita della nazione significa la cancellazione delle guerre precedenti".

Per alcuni pisani, però, Firenze è quasi un’ossessione.

"Con la conquista fiorentina, Pisa decadde e i Medici molto investirono per farla ripartire. Oggi viviamo un momento molto critico e depresso, gravemente minacciato dagli effetti della pandemia. Un clima del genere aumenta la rissosità, accresciuta da un senso generale di frustrazione per il generale impoverimento. Pensiamo all’Aeroporto: è una partita anche di sopravvivenza, Pisa non può permettersi di perdere questa infrastruttura o che sia depotenziata. Insomma, nella vicenda di Vicopisano e in generale c’è un aspetto goliardico ma anche un fondo amaro di scontentezza che cerca simboli per rivalersi e protestare. I due aspetti, amaro e giocoso, ci danno l’idea di uno stato d’animo che risponde a un presente difficile e amaro, in cui ci si trova come i galli di Renzo che si beccano tra di loro mentre vengono portati al mercato".