"Boom di contratti a termine nella nostra provincia: in un anno più 4%"

Il neo segretario provinciale Cgil Alessandro Gasparri: "Sono il 78% del totale, percentuale più alta della media nazionale"

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In due anni, "la Toscana nel suo complesso è arrivata ad avere una ricaduta negativa in termini di Pil del 12%, superiore a meno 8,9% registrato a livello nazionale". E’ il nuovo segretario provinciale Cgil Alessandro Gasparri a fare il quadro sul lavoro.

E l’occupazione?

"Nella nostra regione si è avuto una perdita massima di 23.000 posti di lavoro e un congelamento di altrettanti 94.000 posti, nonostante il blocco dei licenziamenti: perché non si sono rinnovati i contratti a termine, si sono portati avanti i licenziamenti disciplinari, ci sono aziende che purtroppo sono fallite o cessate, ci sono stati poi i licenziamenti regolamentati da apposite normative, a cui vanno aggiunte le mancate attivazioni dei contratti di lavoro stagionale in una realtà a vocazione turistica come la città di Pisa".

Ma ci sono stati gli ammortizzatori.

"La nostra provincia negli anni 2020 e 2021 è risultata la seconda dietro Firenze, per attivazione di ammortizzatori sociali in costanza rapporto di lavoro e tutto questo ha avuto un evidente riverbero negativo in termini di retribuzioni, con conseguente impoverimento dei lavoratori, delle lavoratrici e delle loro famiglie".

Quali i settori più in crisi?

"A Pisa e provincia la pandemia nel 2020 e parte del 2021 ha colpito con forza la domanda di lavoro di quei comparti come il turismo, e il manifatturiero che, in ragione della forte apertura ai mercati internazionali, trainavano l’economia provinciale.Considerando i settori, il calo è stato generalizzato con flessioni nettamente più consistenti per alcuni settori rilevanti per la provincia come il turismo (-50% ingressi in termini di assunzioni), la moda, che a Pisa è caratterizzata dalle pelli (-42%) e dal commercio (-36%). In flessione, ma in maniera inferiore rispetto alla media complessiva, la domanda di lavoro nelle costruzioni (-16%) e nelle altre industrie (-17%)".

Qualche spiraglio?

"Nel 2021 fino ad arrivare ai primi 4 mesi del 2022 abbiamo cominciato a vedere segnali di ripresa, ma è ancora tutto troppo lento rispetto all’occupazione sia a livello quantitativo che qualitativo. La precarietà che aveva dominato il mercato del lavoro ante pandemia, a causa di leggi sbagliate e scelte economiche volte a parificare il lavoro a merce a discapito dei lavoratori stessi, è ancora fortemente presente nei nostri contesti lavorativi e ciò ci porta a dire che la precarietà riguarda una quota insopportabilmente crescente dell’attuale occupazione".

Altri segnali positivi?

Gli ultimi dati disponibili, riferiti ad aprile 2022, a livello locale (Pisa e provincia) con cauto ottimismo segnalano la ripresa della domanda di lavoro, anche se parallelamente si aggrava il clima di incertezza e la concreta possibilità di nuove prospettive di crisi. Purtroppo tra i contratti di lavoro offerti nella nostra provincia, si conferma la netta prevalenza di quelli a termine (tempo determinato o altri con durata predefinita). Con una percentuale del 78%, in aumento del +4% rispetto ad un anno fa e con una percentuale molto superiore rispetto alla media nazionale".

Antonia Casini