Tommaso Strambi
Cronaca

Battini: "Ho messo in sicurezza il Pisa. Questi sono i veri conti"

L’ex presidente Battini svela i retrocescena della cessione alla Nazione

Il caposervizio della Nazione di Pisa, Tommaso Strambi, intervista Carlo Battini

Pisa 21 agosto 2015 - «Quando ero ancora una ragazzo una persona mi disse: ‘Carlo, ricordati sempre che l’ingratitudine è figlia dell’ignoranza e della malafede’. Una massima che ho sempre tenuto impressa nella mia mente».

Scuote la testa Carlo Battini. Da quel giorno sono passate molte primavere, ma gli occhi sono rimasti quelli di allora. Vispi, nonostante le folte sopracciglia, ormai siano bianche. Così come i capelli.

Seduto nella sala riunioni della Transitaly, la sua azienda, l’ormai ex presidente del Pisa guarda avanti. Proiettato sui nuovi progetti, aziendali e sportivi. «Perché amo il calcio e continuerò ad amarlo, così come amo Pisa».

Anche ora che per mesi le hanno gridato ‘Battini vattene’?

«La gente si ricordi che è grazie a questo signore se oggi l’Ac Pisa è una società in sicurezza e c’è qualcuno, come Fabrizio Lucchesi, che ha deciso di investirci...».

Sospira Battini. E’ cresciuto in un mondo in cui le strette di mano sono vigorose. Segno di cordialità e di affidabilità. Dove le carte bollate dai notai non servono. Per questo nonostante «la serenità che arriva dall’onestà», non nasconde l’amarezza.

Cosa l'ha colpita di più?

«Non sono io la vergogna di Pisa, come ha detto qualcuno. Sono degli ingrati. Ma è peggio chi ha strumentalizzato questa vicenda. Quello che ho fatto in questi sei anni da quando ho acquisito il 99 per cento del Pisa, escludendo Cammilli e sanando anche i suoi debiti, l’ho fatto per divertire e divertirmi con la passione del pallone».

Perché, quindi, oggi tutta questa avversione?

«Perché appunto l’ingratitudine è figlia dell’ignoranza e della malafede...»

Ecco, allora, ci dica quanto sono davvero i debiti del Pisa?

«Guardi per la messa in sicurezza della società, personalmente, ho sborsato negli ultimi tempi diversi milioni».

Dicono dieci...

«No, questa è la somma complessiva nell’arco dei sei anni. Negli ultimi mesi ci ho messo 3 milioni e mezzo».

Ha venduto i ‘gioielli’ di famiglia?

«Per mettere definitivamente in sicurezza la società ho dovuto usare parte delle sposorizzazioni della prossima stagione. E durante le trattative con Lucchesi abbiamo concordato che queste cifre si sarebbero compensate con il pagamento delle spettanze di luglio e agosto».

E’ per questo che ha staccato una garanzia da 500 mila euro a favore di Lucchesi?

«Un attimo. I debiti che sembrava ammontassero a 500mila euro nei confronti dei fornitori si sono rivelati, invece, essere circa 400 mila. Centomila euro meno. Ed è stato stabilito che sono a carico della parte acquirente al 100 per cento. E, sempre al 100 per cento, a carico dell’acquirente è la parte dell’iva programmata per le varie scadenza di circa 1 milione di euro».

E, allora, perché ha staccato quell’ulteriore garanzia?

«Poiché ci sono poste, attive e pasive, per la tranquillità dell’acquirente ho rilasciato un titolo a garanzia di 500mila euro. Ma c’è dell’altro...».

Prego...

«Ci tengo a precisare che l’Ac Pisa ha un procedimento dinnanzi al Tar del Lazio con una richiesta danni per il mancato ripescaggio in B dello scorso anno in cui chiediamo 2 milioni e mezzo di euro. Qualora il Tar accogliesse la nostra richiesta il 20 per cento andrà comunque sia all’Ac Pisa e l’80 per cento a Battini».

Scusi, con tutti questi numeri c’è il rischio di perdersi. Ma quanti sono i debiti che ha adesso il Pisa?

«Sono sotto i 2 milioni. Punto e basta».

Non 4, dunque, come ha detto Lucchesi?

«Credo che Fabrizio sia stato indotto in errore perché quella era la cifra di aprile. Poi, come ho detto, rispettando tutte le scadenze, ad eccezione della fideiussione fatta quattro giorni dopo, ho messo in sicurezza la società usando il patrimonio personale».

I 3 milioni e mezzo?

«Esatto. Ci siamo svenati e adesso ci leccheremo le ferite. Ma la società, ripeto, è in sicurezza».

Non ci saranno ulteriori sorprese?

«Guardi da quando abbiamo rimesso tutto in ordine sulla sedia in cui è seduto adesso lei si sono presentate molte persone a chiedere il Pisa».

Gli americani?

(Battini alza il sopracciglio e apre la cartellina che ha davanti) «Si è presentato il Manchester City che però aveva tempi troppo lunghi; si è presentato un grosso industriale milanese; si è presentato un canadese. Non si è presentata la Norda che è, invece, interessata solo ad una sponsorizzazione».

E Ruggeri?

«La grande pressione dei media l’hanno indotto a non fare il rilancio dopo la proposta iniziale».

Perché quindi Lucchesi?

«Si è presentato in corsa, ma la sua determinazione è stata risolutiva. Anche per il progetto che lo accompagna. Lucchesi è un ottimo imprenditore calcistico e con lui si potranno fare grandi cose» .

Ancora di più se lei, anche quest’anno, avesse presentato domanda per il ripescaggio in B?

«Quello era il momento in cui la società era impegnata nel risanamento e non c’erano disponibilità immediate. Erano i giorni in cui capitò in sede il dottor Venanzio Cipolliti».

L’italo-americano di Matteo Anconetani?

«Proprio lui. E gli chiesi se fosse stato interessato ad anticipare 600mila euro per arrivare alla somma richiesta per la presentazione della domanda di ripescaggio».

E che gli rispose?

«In maniera molto garbata mi spiegò che hanno delle procedure abbastanza lunghe per decidere su certe cifre».

In America?

«Quella fu la sua risposta. Poi non l’ho più rivisto».

Mister Favarin, invece, l’ha visto mercoledì a Viareggio...

«Sì, dopo la partita siamo andati a cena insieme. E’ una persona seria. In sua presenza, a Lucchesi, ho detto che mi aveva molto ringraziato per averlo chiamato sulla panchina nerazzurra. Poi si sono parlati a quattr’occhi...».

Ed è arrivato Gattuso.

«Lucchesi mi detto che avrebbe aspettato fino al 20 agosto».

Squilla il cellulare. «Pronto? Ciao Anna.... (pausa, ndr). Questo è il calcio». Ovvero la passione di Carlo Battini e di sua moglie che dall’altra parte del filo piange perché è arrivata l’ufficializzazione dell’esonero di Favarin. Il marito la rassicura, le ricorda quanto hanno fatto per il Pisa e Pisa, «ne sto parlando con La Nazione», le sussurra. «E pensare che è di Livorno!», sorride Battini una volta conclusa la conversazione con la moglie.

Di errori, soprattutto nell’ultimo anno, Carlo Battini ne ha sicuramente commessi, ma non gli si può certo imputare di essersi risparmiato. Né lui, né la famiglia. Anzi. E’ proprio vero che signori si nasce, non si diventa. Anche nel mondo del pallone