Base militare: assemblea gremita e infuocata

Oltre 400 ad ascoltare e in gran paarte a contestare, le parole di sindaco, governatore Giani, presidente del Parco e della Provincia

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di Gabriele Masiero

PISA

La Stazione Leopolda è quasi

completamente piena con oltre 400 persone che sfidano l’afa di un’estate arrivata in anticipo per approfondire il caso Coltano e capire come finirà davvero la vicenda della grande base militare che vogliono costruire i carabinieri per raggruppare i reparti speciali di Gis e Tuscania, il nucleo regionale cinofili e il neo costituito reparto di tutela della biodiversità. E il clima nella sala grande dell’ex stazione è stato subito incandescente. Perché dei tanti cittadini presenti, i contrari alla base nel borgo rurale come altrove, sembrano in maggioranza. Di sicuro sono quelli più rumorosi e quelli che dall’inizio inviano un messaggio chiaro a tutte le istituzioni presenti (Comune, Regione, Provincia e Parco): "La battaglia non si ferma, finché non tramonterà definitivamente questo progetto". Era stato il sindaco Conti a introdurre i lavori e poi a dare la parola a tutti gli altri, mantenendo aplomb invidiabile anche quando i decibel di chi vuole la cancellazione del progetto se la prende con le istituzioni. "Dopo una prima imposizione dall’alto - ha esordito Conti - siamo riusciti a ripartire da zero ascoltando la comunità". E il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha promesso "che ora sarà decisiva la concertazione". Ma Ciccio Auletta (Diritti in Comune) è andato allo scontro subito, frontale: "Nessuno crede più alle barzellette. Pd, Fi, M5S e Lega conoscevano questo progetto e hanno avallato la scelta del Governo che sostengono di individuare Coltano come luogo per ospitare una grande base militare su un’area di 73 ettari del parco di San Rossore. Il progetto è noto a tutti gli enti dal 9 aprile 2021. Ed è ancor più grave dire che i 190 milioni di euro per questa base non arrivano dal Pnrr ma dal fondo di coesione sociale. Vi porteremo di fronte a tutti i tribunali se utilizzerete quei fondi, che devono essere destinati alla costruzione di scuole, asili e per finanziare azioni di contrasto alla povertà". Auletta ha poi ricordato che "dalla reazione della comunità è nato un movimento che dice no alla base militare, né a Coltano né altrove, per contrastare l’idea di fare di Pisa la piattaforma logistica di un’economia di guerra: il 2 giugno il movimento No base scriverà una grandissima pagina pacifista e ambientalista". "Noi siamo favorevoli - aveva detto in apertura Conti - a discutere della possibilità di tenere Coltano dentro questo progetto purché si tratti di un intervento complessivo di rigenerazione urbana tenendo presenti anche gli edifici storici da recuperare. Partiamo da qui: sì a rigenerazione urbana, no a consumo di suolo e a una massiccia urbanizzazione del Parco". D’accordo con lui Eugenio Giani, secondo il quale "con la reazione degli enti territoriali, anche la Difesa ha capito che la scelta di Coltano così com’era stata fatta era inopportuna e che quel progetto non era accettabile per il rispetto dell’ambiente e perché non è in armonia con il territorio e la città di Pisa: a Roma con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini ho trovato uno spirito molto costruttivo" A questo punto, ha concluso Giani, "aspettiamo che il tavolo ministeriale si riunisca al più presto per concertare con le comunità locali soluzioni alternative azzerando il progetto iniziale e prevedendo soluzioni che non vedano Pisa refrattaria ideologicamente alle funzioni dei carabinieri". Ma le divisioni restano perché a parlare sono soprattutto esponenti del movimento No base e della sinistra radicale. Il futuro di questa vicenda sembra ancora tutto da scrivere.