di Edoardo Greco
PISA
Il più importante organo di Pisa, costruito nel 1613 dai fratelli Cosimo e Andrea Ravani, si trova nella chiesa di Santa Maria del Carmine, in Corso Italia, e anni fa rischiò di non essere più utilizzato proprio a causa delle pessime condizioni in cui versava, necessitando di un urgente e costoso restauro. Un imprenditore si offrì di coprire di tasca propria il lavoro, che ammontava ad oltre 100mila euro. Così, grazie a questo benefattore, l’organo poté risuonare nuovamente. Questa bella storia rappresenta solo l’incipit del più massiccio restauro che ha coinvolto la storica chiesa di Corso Italia, restauro che continua ancora oggi. "La parrocchia del Carmine non si è mai fermata, nemmeno nei momento più bui del Covid". Così padre Augusto Tollon della chiesa del Carmine, racconta come si è svolta l’attività quotidiana in questi due anni segnati dalla pandemia. "Certo, sono stati anni difficili – prosegue padre Augusto – ma non abbiamo mai abbandonato sia i nostri fedeli, sia tutti i ragazzi che abbiamo continuato a seguire con regolari attività di catechismo. Oggi questi ragazzi sono oltre sessanta, seguiti da sette persone, e tutti li porteremo con grande gioia al traguardo della comunione e della cresima". Il Carmine ha continuato regolarmente anche l’attività domenicale garantendo le consuete tre messe dentro la chiesa, nonostante i lavori di consolidamento strutturale degli ultimi mesi, ancora in atto. "Voglio ringraziare Fondazione Pisa e tutti i benefattori che, con i loro fondi, hanno permesso la ristrutturazione della nostra bellissima chiesa, del chiostro interno, e del pregiato organo del Seicento – conclude padre Augusto –. Il patrimonio culturale ecclesiastico cittadino è immenso e va tutelato. Dispiace che molte chiese siano chiuse e che subiscano crolli, come è successo pochi giorni fa a Santa Marta, per non parlare dello stato attuale della chiesa di San Francesco. Faccio un appello alla Diocesi affinché cerchi di intervenire almeno su quelle più importanti". E che la situazione di questo vastissimo patrimonio sia estremamente critica lo dimostra la situazione della Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri. "In passato – osserva il rettore don Francesco Barsotti – abbiamo avuto problemi all’abside e alla navata di destra, e oggi siamo alle prese con alcune infiltrazioni nel cassettone vasariano. Spero che la Soprintendenza intervenga presto in modo risolutivo per risolvere questa problematica".