Assalto al Palabingo: "Il caso è chiuso"

Dichiarato inammissibile il ricorso della famiglia della vittima in Cassazione. "Paolini fino a ora non poteva tornare a fare la guardia"

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Il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile. La parte civile, la moglie, rappresentata dall’avvocato Fausto Malucchi, si era rivolta alla Suprema Corte. Assalto al Palabingo, il caso, sul piano giuridico, ora si è chiuso. La signora, vedova di Davide Giuliani, 46 anni di Montecalvoli, morto durante la rapina a Navacchio, aveva già impugnato per finalità risarcitore la sentenza di primo grado. A gennaio del 2020, era arrivato il secondo verdetto a Firenze: Simone Paolini, 41 anni, difeso dalla penalista pisana Erminia Imperio, era stato assolto. Come già era accaduto nel 2018 sul piano penale ("il fatto non costituisce reato"), in abbreviato. Ma per la famiglia di Giuliani ci sarebbe dovuta essere una condanna almeno per eccesso colposo di legittima difesa. Lo aveva annunciato il loro legale, subito dopo il verdetto: "Vedremo, dopo la lettura delle motivazioni se ci saranno gli estremi per ricorrere in Cassazione".

La storia. Era il 2015. Davide Giuliani, mentre stava tentando la rapina, morì per mano di Paolini. Paolini e Giuliani, quest’ultimo all’epoca in congedo da otto mesi, lavoravano per lo stesso istituto di vigilanza, il Corpo Guardie di Città. Quella notte - la ricostruzione - l’agente Paolini prima fu minacciato da Giuliani che con il volto coperto da un casco integrale gli chiedeva di consegnargli l’incasso del Palabingo (circa 6mila euro), appena ritirato, e poi si è difeso sparando due colpi da dentro l’auto. Quindi, la colluttazione in cui Paolini si accorse dell’identità del rapinatore. Per i giudici d’appello di Corte d’asssise, Paolini in pratica non ebbe scelta. Nelle motivazioni si spiega che sarebbe stata impossibile la resa con la consegna dell’incasso. "Trattandosi di una guardia giurata sarebbe stato contrario al preciso dovere dell’imputato e oltretutto gli sarebbe costato verosimilmente il posto di lavoro".

Roma. Il caso non è stato discusso in presenza, ma sono state inviate dalle parti le conclusioni. Anche il procuratore generale aveva chiesto l’inammissibilità. "Aspettiamo le motivazioni solo per comprendere. La legittima difesa non è invocabile da chi, avendo la possibilità di non accettare la sfida, la cerca", spiega Malucchi. "Possiamo mettere la parola fine a questa vicenda", commenta Imperio, "Paolini, fino a ora, avendo il processo pendente (omicidio preterintenzionale) anche se ai fini civilistici, non ha potuto lavorare come guardia. Ha fatto il portiere".

Antonia Casini