Arianna Menciassi nell’Olimpo della robotica: "Alle donne dico: ‘mettevi in gioco‘"

La prorettrice vicaria della Scuola Sant’Anna (insieme alla collega Cecilia Laschi) tra i 500 scienziati del mondo a ricevere il riconoscimento dall’Institute of Electrical and electronics engineers di New York

Arianna Menciassi, 51 anni, prorettrice vicaria della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Arianna Menciassi, 51 anni, prorettrice vicaria della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Pisa, 23 dicembre 2022 - ​La scienza come fine e mezzo. Il pensiero scientifico è una sonda che guarda, indaga e trova soluzioni, dalla più minuscola cellula dell’organismo per arrivare a criptare la metodologia capace di sposare robotica e medicina. E alla Scuola Sant’Anna di Pisa i passi pragmatici nel segno di una nuova scienza diventano un orgoglio mondiale. La scienziata della Scuola Superiore Arianna Menciassi, pontederese di 51 anni, prorettrice vicaria e docente di robotica biomedica, entra nell’Olimpo planetario della scienza come Fellow dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE), la più importante associazione al mondo di scienziate e scienziati nel campo delle scienze ingegneristiche con sede a New York. Menciassi è l’unica eletta nel 2022 come Fellow in servizio in un ateneo italiano, e i suoi studi abbracciano robotica chirurgica, microrobotica, organi artificiali biomeccanici, soluzioni avanzate per l’attuazione di dispositivi biomedici e la combinazione fra robotica tradizionale e soluzioni ‘senza fili’ per terapie mirate.

Professoressa Menciassi, vien da sé chiedersi quali progressi non solo abbia fatto la scienza, ma anche quale contributo fondamentale abbiano apportato le donne, dalle scoperte di Marie Curie ai lanci spaziali di Samantha Cristoforetti.

"C’è sicuramente un’attenzione maggiore e una crescente consapevolezza. Ma resta un punto cruciale" .

Quale?

"Spingere le donne a mettersi ancor di più in gioco nelle discipline scientifiche. Siamo ancora in un numero minoritario rispetto ai colleghi maschi, e questo non comporta discriminazioni di genere, casomai maggior carichi di lavoro per le scienziate degli atenei impegnate a tutto tondo in vari campi, a partire dalle commissioni. Per me, laureata in fisica, è stato naturale, ma le donne non devono aver paura. Non è un mondo governato solamente dagli uomini". Lei si occupa di robotica applicata alla medicina. Da dove si snoda il suo percorso?

"Da indagini di piccole dimensioni con le microcellule per giungere a soluzioni robotiche in medicina in campi come l’endoscopia, utilizzando strumenti di cura non invasivi".

Un settore che ha fatto passi da gigante grazie agli studi della Scuola Sant’Anna. E come deve essere improntato il cammino futuro?

"La diagnostica è indubbiamente avanti nel connubio con la robotica, sembra già conquistata una maturità. Ma resta da colmare il gap fra diagnosi e intervento, anche di fronte a piccole lesioni da ‘aggredire’. C’è ancora da lavorare, in soldoni, sulla terapia miniaturizzata, con componenti super resistenti, batterie potenti, e meno taglia e cuci in sala operatoria".