App Immuni, "La privacy è garantita"

Parla Giovanni Comandé, ordinario di Diritto privato comparato alla Scuola Sant’Anna, fra i più autorevoli esperti nel mondo in tema di privacy e intelligenza artificiale, e membro della Task force del Governo

Coronavirus, come funziona la app Immuni (Ansa)

Coronavirus, come funziona la app Immuni (Ansa)

Pisa, 4 giugno 2020 - Fa discutere e crea anche sospetto la App Immuni, l’applicazione per cellulare varata dal governo che permette di risalire ai contatti che possono aver esposto una persona al rischio di contagio da Coronavirus. Ad accrescere diffidenza e sospetto sono arrivate anche le false notizie diffuse sui social con le quali viene diffusa la paura di una invasione della privacy. Ciononostante la App nei sue primi due giorni dal rilascio è diventata la più scaricata del web. Smentisce in toto le false notizie e anzi garantisce sulla sostanziale inoffensività di Immuni il professor Giovanni Comandé, ordinario di Diritto privato comparato alla Scuola Sant’Anna, fra i più autorevoli esperti nel mondo in tema di privacy e intelligenza artificiale, e membro della Task force del Governo che ha selezionato la app Immuni e imposto i paletti a garanzia della privacy. "Immuni non è un sistema di tracciabilità, ma di allerta rapido. Bisogna piuttosto fare attenzione a dove si scarica: solo dagli store dei sistemi Android e Ios o dal sito del Ministero. Guardatevi da email o messaggi che la propongono, perché il rischio di fishing è concreto". Professore, c’è chi dice che saremo tracciabili e che Immuni avrà accesso ai nostri dati del cellulare. "Falsità. La sola indicazione richiesta è quella della provincia di residenza perché è un dato rilevante per i sistemi sanitari locali che, nel caso di una seconda ondata, potranno fare previsioni e attrezzarsi. La app genera per ogni utente 144 pseudonimi che cambiano di continuo e vengono rilevati nel caso di incrocio con persone infette". Nessun rischio, quindi? "Praticamente Nessuno. C’è una legge e strette norme che garantiscono sulla privacy. Bisogna semmai vigilare su questi tipi di tecnologie che potrebbero impropriamente trasformarsi in sorveglianza occhiuta. E il lavoro dei giuristi in questo è fondamentale per la salvaguardia della privacy, in questa app e in quelle future".