"Aborto sicuro": duemila in piazza

Corteo nelle strade del centro e le testimonianze di donne e ragazze che hanno incontrato difficoltà e tabù

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"Dovrai rimanere vigile per la vita", scriveva Simone de Beauvoir. Le donne, ora più che mai, sono vigili e ‘furiose’ perché vogliono tenersi strette un diritto per cui si sono battute altre donne prima di loro. Ieri hanno sfilato per le strade della città oltre 200 persone in occasione della Giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito per chiedere "molto di più dell’attuale Legge 194, che non sempre viene applicata, e la riapertura dei consultori che scarseggiano in città". Il corteo, promosso dalle femministe di Non una di meno Pisa, è partito da piazza Toniolo per terminare in via Coccapani, dov’era "un consultorio che è stato chiuso, come molti altri", spiegano le attiviste. La manifestazione cade a urne ancora calde. "Il tema centrale ora nel dibattito politico è il fatto che la legge è minacciata da chi intende colpire la libertà di scelta delle donne e il diritto di poter abortire in libertà e sicurezza. Nei territori dove governa il centrodestra è diventato praticamente impossibile abortire e quindi temiamo per il futuro", dice Viola Signorini. "Anche la situazione attuale non è migliore - afferma una delle promotrici, Martina Mocci -. Chiediamo molto di più della Legge 194, oggi non viene applicata a pieno in tutte le regioni d’Italia ed è un percorso insidioso. A parlare sono i numeri: la percentuale di obiettori a livello nazionale è altissima, intorno al 70%, cosa per noi intollerabile e contro cui continueremo a lottare perché il diritto all’aborto sia garantito sempre". Diversi gli interventi di donne e ragazze che si sono messe a nudo, raccontando esperienze personali. Un fil rouge e che hanno messo in luce "mancanze e tabù della nostra società". "Nel liceo che ho frequentato non è mai stato attivato il corso di educazione sessuale, perché in passato aveva ‘irritato la sensibilità di un gruppo di genitori - racconta Zoe Stroobant -. Prevenzione e informazione non dovrebbero essere percepite come ‘tabù’, ma dovrebbero essere garantite a partire dagli istituti scolastici. Proprio come l’aborto che non dovrebbe essere qualcosa di cui vergognarsi". "È l’ora di tirare fuori le unghie e tenerci strette un diritto per cui altre donne prima di noi hanno lottato - conclude la ragazza -. Non lasceremo che qualcuno ce lo porti via".

Ilaria Vallerini