A Pisa il record dei ricoveri "Assalto" al Pronto Soccorso

Struttura congestionata anche da chi attende l’esito dei tamponi. Santini: "Le ambulanze ferme fuori? Pazienti con febbre momentaneamente isolati"

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La seconda ondata era prevista, ma nessuno avrebbe immaginato che in Toscana il picco epidemico incidesse così velocemente su Pisa. Ieri nuovo record negativo: 86 nuovi casi in provincia, 39 dei quali a Pisa. "La nostra è la provincia con il più alto numero di positivi e di sintomatici con necessità di ospedalizzazione", conferma Massimo Santini, direttore dell’Unità Operativa di Medicina d’Urgenza dell’Ospedale Cisanello di Pisa. L’Azienda Ospedaliero Universitaria era pronta e si sta attrezzando per potenziare letti e cure per gli ammalati di Covid; intanto il Pronto Soccorso registra picchi di accessi e c’è chi segnala carenze, non sempre giustificate.

Dottor Santini, cosa sta succedendo?

"Siamo passati dalla totale libertà alla totale paura. Riavere paura è normale. Il problema è che, anche per questo, siamo tornati a un numero di accessi elevato. Durante il lockdown, in Pronto Soccorso veniva chi stava realmente male, perché per paura non si usciva da casa. Ora, per paura, si corre in Ospedale". Perché il Pronto Soccorso si intasa?

"Perché noi siamo organizzati per gestire più di 100 persone contemporaneamente, ma ora, dovendo garantire l’isolamento per chi ha solo una febbre e aspetta il tampone, andiamo in sofferenza con solo 60-70 pazienti. Non possiamo mescolare Covid e non Covid e in più dobbiamo mantenere le distanze fra tutti. Chi ha Covid o solo febbre viene ovviamente isolato nella bolla Covid del Pronto Soccorso".

C’è chi segnala le ambulanze ferme davanti al Pronto Soccoso.

"Sono ferme con dentro i pazienti con febbre momentaneamente isolati e che, in attesa del tampone e per problemi di spazio non può entrare".

E chi ha più che una febbre?

"I casi urgenti, ictus, infarti, politraumi, malattie oncologiche etc, entrano senza attesa, è ovvio".

La congestione è dovuta anche all’attesa per i tamponi? "Purtroppo sì. Siamo legati alla tempistica dei risultati. Ricordiamoci che il laboratorio del nostro Ospedale processa i tamponi per tutta l’area vasta. Fra pochi giorni, però, avremo una macchina capace di processarli in tre ore e potremo eseguire tamponi rapidi che ci aiuteranno a sveltire il lavoro del Pronto Soccorso".

Lei ha parlato di picchi di accessi, ma in tanti ricorrono al Ps perché i medici di famiglia non li visitano.

"Se ogni anello della catena funzionasse, noi non andremmo in sofferenza. Non siamo un contenitore infinito. Se l’80% è dedicato a shock room e ad altri interventi d’urgenza e il 20% ai malati normali, è bene che chi ha piccoli mali si rivolga al proprio medico. Fra l’altro vorremmo che il territorio fornisse un servizio di cure intermedie, perché una quota di pazienti Covid da curare con terapia basica potrebbe essere accolta in strutture territoriali liberando letti per i casi più impegnativi".

È vero che il picco di accessi è legato anche a persone che in lockdown non si sono curate? "Purtroppo sì. Marginalità e problematiche sociali si stanno acuendo con il Covid. Tanti si curano meno perché hanno meno soldi. Il tasso di ricoveri di malati gravi è aumentato rispetto ai mesi pre-lockdown perché i malati cardiocircolatori, oncologici etc per paura o perché ambulatori e corsie erano chiusi non si è potuto curare".

E ora?

"Ora l’Ospedale di Pisa sta garantendo tutti i servizi e non ha interrotto nessun livello di assistenza. Ambulatori, chirurgie, tutto procede in modo regolare e in parallelo gestiamo i malati Covid che arrivano qui anche da altri ospedali".

Saranno aperti nuovi letti Covid?

"Finora abbiamo saturato i posti con 60 ricoverati. L’area del Santa Chiara, 30 letti, è già piena; 23 sono a Malattie Infettive, 7 da noi nella bolla Covid. L’obiettivo è aprire altri posti letto convertendoli in subintensiva. Entro lunedì a Cisanello avremo altri 23 letti e se necessario ne apriremo nuovi, 30-40 nei prossimi giorni. Teniamo il passo con l’emergenza. Siamo in affanno nelle uscite, proprio perché mancano all’esterno posti per chi può essere dimesso e curato in ospedalini o altre strutture. Stiamo facendo il massimo per curare tutti, questo è un messaggio che deve rassicurare. Molte misure prese in lockdown si sono rivelate utili per questa seconda ondata. Restiamo ottimisti e chiediamo alla gente di avere fiducia nel lavoro di medici, infermieri e dirigenza". Eleonora Mancini