Pisa, 4 giugno 2014 - «QUI C’È un punto politico ineludibile, che però molti continuano a non voler vedere. Parlo dell’imminente privatizzazione del più importante aeroporto della Toscana. Domando: è mai possibile che su un argomento di tale portata si pensi di decidere tutto in tempi strettissimi, senza nemmeno un accenno di dibattito pubblico?». Sono passati quattro giorni dal pronunciamento del Pd toscano e Francesco Nocchi non è ancora riuscito a digerire il documento della direzione regionale, che secondo chi l’ha proposto - ad esempio Carmine Zappacosta, intervistato ieri su queste pagine - rappresenta un grosso punto a favore di Pisa nella sempre più lacerante ‘guerra dei cieli’. «Macchè - dice Nocchi - quel documento ignora completamente alcuni punti cruciali della vicenda. Ecco perché non ci lascia per niente contenti». Il segretario provinciale dei Democratici fra parte dei 23 che hanno votato contro quel documento (79 invece i sì) e sancito in modo ufficiale una spaccatura che non riguarda soltanto il Pd, ma anche i rappresentanti pisani negli organismi regionali del partito. Da una parte chi sposa la linea del governatore Enrico Rossa, dall’altra chi sta con Filippeschi e Pieroni.
Nocchi, in quel documento non vede proprio niente di positivo?
«Ma sì, ci sono alcune cose positive, come l’essere finalmente riusciti a discutere del sistema aeroportuale toscano a livello di organismi di partito. Però ci sono questioni fondamentali rimaste senza risposte. E le nostre richieste di migliorare il testo non sono state prese in considerazione».
Qual ritiene che sia il peccato originario della posizione assunta dalla Regione Toscana?
«Il porre come dato di fatto ineludibile l’imminente privatizzazione del Galilei. Si tratta di un aspetto dato per implicito anche dal documento della direzione regionale. Che neppure sottolinea come il percorso intrapreso per la costituzione della holding fra Galilei e Vespucci sia stato brutalmente interrotto non per mano di Pisa, bensì di Firenze».
Secondo Carmine Zappacosta, responsabile infrastrutture del Pd toscano, l’avere sottratto al consiglio regionale la decisione sulla vendita delle azioni Sat è però una decisione legittima e lineare...
«Forse sarà legittima, ma qui siamo di fronte a un tema di grandissima rilevanza politica completamente sottratto alla valutazione dei consiglieri toscani. Eppure andrebbe chiarito che quando facciamo riferimento all’uscita della Regione Toscana da Sat, stiamo parlando di una scelta tutta politica e assolutamente discrezionale».
Secondo una parte del Pd, nel vostro atteggiamento c’è una sorta di aprioristica ostilità verso gli imprenditori privati...
«Ma quando mai? Il punto qui è un altro: avere le giuste garanzie sul fatto che, anche dopo l’ingresso dei privati nel Galilei, ci sia un pieno rispetto delle scelte strategiche faticosamente elaborate fino a oggi. Garanzie che oggi non ci sono».
Il Pit con la nuova pista di Peretola di duemila metri potrebbe essere un buon punto di partenza?
«No perché questo era un risultato già raggiunto al momento dell’adozione del Pit e non può essere messo sul piatto come un elemento di mediazione in vista della sua definitiva approvazione. Senza scordare un altro aspetto dirimente, ma fin qui ignorato, rappresentato dai 120 milioni di investimenti pubblici destinati al Vespucci, ossia a un aeroporto in mano ai privati. Anche questo mi pare un tema politico scomparso da qualsiasi dibattito».
Servirebbe però una proposta concreta da cui ripartire...
«La proposta c’è ed è piuttosto semplice: invertiamo l’ordine delle priorità dettate finora dalla Regione. Prima attiviamo il Pit con tutte le garanzie del caso, poi stringiamo un accordo con i soggetti pubblici interessati - Enac e governo in prima fila - perché anche loro mettano nero su bianco la nuova pista di Peretola da 2000 metri. Poi insieme a tutti i soci pubblici di Sat apriamo un confronto costruttivo con i privati interessati a entrare nel Galilei. Come si vede, il nostro è un ragionamento consapevole e di buon senso. Eppure, sarà strano, ma a Firenze non piace. E tutti siamo ancora qui a domandarci come mai...».