Pisa, 13 maggio 2014 - La bufala corre sul web e, a rimetterci, sono le imprese che lavorano nella Tenuta di San Rossore e l’economia che ruota attorno ad esse: è bastato infatti l’articolo di un blog ad innescare, poco più di un mese fa, una miccia che ancora oggi non sembra accennare a spegnersi, neppure quando la discussione si sposta in seno ad altre istituzioni pubbliche come le scuole, che pure, per prime, dovrebbero essere garanti della diffusione di informazioni corrette ed attendibili. Invece, un accenno, oltre un mese fa, a qualche linea di febbre e a condizioni fisiche comprensibilmente debilitate – di chi, spossato per un lungo viaggio, ha trovato ospitalità sul nostro territorio sotto il coordinamento della Prefettura di Pisa – si è trasformato in un allarme diffuso, generalizzato e assolutamente ingiustificato sulla presenza e sul rischio di diffusione di una presunta epidemia di ebola sul territorio italiano.

Già dopo due o tre settimane dall’arrivo dei migranti – dal web trasformati in “clandestini” – hanno iniziato a circolare notizie infondate non solo sulle loro condizioni di salute, ma anche sulle modalità del trattamento a loro riservato: i profughi sono infatti stati ospitati, a partire dallo scorso 22 marzo, per ordine della Prefettura di Pisa – che ha gestito la situazione di emergenza su tutto il territorio pisano, come similmente è avvenuto in altre parti della Toscana e d’Italia – in una struttura in località Piaggerta gestita dalla PAIM per conto della Società della salute dell’area pisana, senza tuttavia porre alcuna restrizione alla loro libertà di accedere o uscire dall’area. Per essi non è stata mai prevista, né è quindi mai esistita, alcuna condizione di “isolamento”, e qualsiasi notizia che riferisce di divieto di contatto è ed è sempre stata falsa.
Ignoranza, pregiudizio e razzismo hanno poi fatto il resto, aggiungendo ulteriori dettagli alle teorie del complotto e allarmismi sulla diffusione dell’ebola, con illazioni sul fatto che i profughi ospitati a Piaggerta fossero in quarantena perché potenzialmente portatori del virus: un’affermazione che, seppure priva di riscontri o argomenti razionali, ha finito per far emergere il peggio del web e dei social network, portando alla cancellazione, da parte di scuole di tutto il territorio regionale, di almeno una decina di visite già programmate nella ex tenuta presidenziale, senza considerare le prenotazioni non ancora effettuate, come segnalano gli operatori del Centro visite San Rossore, di “San Rossore in carrozza” e delle visite a cavallo “Equitiamo”. Altre gite scolastiche sono state confermate solo dopo che i gestori di tali servizi hanno insistito con dirigenti scolastici e insegnanti sulla totale assenza di qualsiasi rischio per la salute dei bambini e dei loro accompagnatori.

Commenta il Direttore del Parco, Andrea Gennai: «Ancora continuano a girare assurde voci su inesistenti malattie infettive dei ragazzi profughi del Mali ospitati nella Tenuta a San Rossore: sull’onda folle di colpevoli menzogne diffuse anonimamente sul web, i genitori dei bambini convincono alcuni insegnanti ad annullare le gite a San Rossore. Non è solo un danno all’economia locale, ma anche un gravissimo attacco al vivere civile, secondo lo schema della caccia all’untore che speravo fosse un ricordo del lontanissimo passato.
Gli insegnanti hanno l’obbligo di chiedere informazioni, di verificare le fonti, di affidarsi agli organi dello Stato prima di prendere decisioni, verificando, ad esempio, che le istituzioni sanitarie hanno seccamente smentito ogni voce non appena è stata diffusa la “bufala”; annullare una gita perché un cretino grida all’untore, è il peggior atto diseducativo che possano fare ai loro alunni.
Sia chiaro che non muoverò un dito e neppure una falange per mandar via prima del tempo questi ragazzi del Mali, dai sorrisi splendidi che scaldano il cuore, che in occasione del primo maggio hanno dato un grandissimo aiuto a pulire la Tenuta dai rifiuti lasciati dai “civili e sani” turisti.»